Perché mezza Serie A vuole Antonio Conte (VIDEO)

Il Milan e il Napoli hanno in comune una cosa: sanno che vincere è importante, ma sanno anche che continuare a farlo lo è ancora di più.

E chi meglio di Conte può risollevare le sorti di due squadre che sì, hanno vinto, ma che poi non hanno però mantenuto la solidità mentale e la motivazione necessaria a riconfermarsi l’anno successivo. In entrambi gli spogliatoi d’altronde si respira il bisogno di nuovi stimoli.

Ecco, AnDonio sarebbe l’incaricato ideale: è un motivatore nato, potrebbe benissimo aprire un canale YouTube e raggiungere un milione di iscritti soltanto pronunciando alcune delle sue frasi iconiche come più vai in vetta e più sono forti le folate di vento, io se perdo muoio, io vivo per la vittoria.

È praticamente l’incarnazione dell’effetto Forer: riesce sempre a tirare fuori il meglio da ogni giocatore a disposizione. Lo ha dimostrato negli anni alla Juventus e alla guida della Nazionale — con lui giocatori come Pellé e Giaccherini sembravano in GodMode. Lasciando infine il segno anche nelle sue esperienze con l’Inter e il Tottenham, sebbene in quest’ultima con meno fortuna

Scherzi a parte, il Mister riuscirebbe a trasmettere agli azzurri e ai rossoneri ciò che in questo momento gli manca di più: solidità, un metodo chiaro e, soprattutto, passione.

L’ex allenatore degli Spurs ha un modo di concepire il calcio ben consolidato: il 3-5-2 è il suo marchio di fabbrica, una religione. L’Inter di Simone Inzaghi — senza voler assolutamente togliere merito al Demone — continua ad avere sfumature d’impostazione Contiana. Funziona.

È un allenatore che ha ottenuto risultati significativi anche all’estero — trapianto incluso — che non è di per sé un valore, ma dimostra sicuramente una sua propensione naturale a ricercare nuove sfide — il Milan e il Napoli in questo caso sembrano fatte apposta.

Insomma, Aurelio vuole Conte, Ibra vuole Conte. Dove andrà? Non lo sappiamo.

Forse alla fine AnDonio per decidere utilizzerà un criterio a lui caro: il mangiare bene.

Perché, per sua stessa ammissione, non si può mangiare con dieci euro in un ristorante da cento.

Aggiungi qui il testo dell’intestazione

Quella volta che fu l’Inter a fare il pasillo al Milan (VIDEO)

Una delle più grandi dimostrazioni di fair play calcistico — oltre al gesto di buttare la palla fuori dal campo quando qualcuno si fa male — è il pasillo d’onore: una tradizione d’origine spagnola che consiste nel far sfilare la squadra vincitrice di una competizione (coppa o campionato) davanti ‘agli sconfitti’. A primo impatto tutto ciò può sembrare sadico, non sono infatti mancati episodi in cui la squadra avversaria, ancora amareggiata dalla sconfitta, si rifiutasse di applaudire i vincitori — come accaduto durante il periodo di dominio in campionato della Juventus, anni in cui il pasillo ‘non si sa come mai’, non fu mai fatto.

Al contrario, ricordiamo con piacere quanto accaduto il 23 dicembre 2007 prima del Derby tra Inter e Milan: i nerazzurri accolsero infatti i rossoneri — vincitori della coppa Intercontinentale — disponendosi su due file, applaudendo con rispetto i rivali che entravano in campo. La partita fu vinta alla fine dagli interisti per 2-1 — karma.

Dato che in Italia non sono stati molti gli episodi di questo genere — fatta eccezione per l’omaggio della Sampdoria e la Fiorentina al Napoli di Spalletti e l’ironico pasillo fatto all’arbitro Rocchi — ci auguriamo che in futuro la tradizione iberica diventi un must anche in Italia.

Ronaldo seminava il panico in Serie A anche a fine carriera da fermo (VIDEO)

Per descrivere quello che è stato O Fenômeno gli aggettivi sono inutili, partiamo quindi da un momento emblematico: è il 2007 e Ronaldo è da poco ri-approdato a Milano, questa volta sotto la Sud. 

Le sue condizioni non sono più quelle degli anni d’oro del grande Real, anzi, ma il suo curriculum è sufficiente a stimolare nell’intestino dei difensori la produzione di succhi gastrici, a cui solitamente segue un movimento verso il bagno più vicino.

La prima partita da titolare è contro il Siena: Re Carlo, all’epoca allenatore del Milan, ricorda che la sera prima di giocare, vedendo Ronaldo mangiare due piatti di pasta — scarpetta inclusa ovviamente — si avvicinò per chiedergli se sapesse almeno contro chi avrebbero giocato il giorno seguente. La risposta? “No Mister, ma di sicuro loro lo sanno”. 
Il giorno dopo, non sazio, mise a segno una doppietta e il Milan vinse per 4-3.

Game, set, match.

Per non parlare di quando Ibra, prima dell’attesissimo derby contro l’Inter, per mostrare la sua ammirazione, decise di eseguire con lo sguardo un’inquietante lastra dell’attaccante rossonero. Ovviamente al brasiliano bastarono pochi minuti per siglare la più classica delle reti: il gol dell’ex.

Purtroppo la rottura del tendine rotuleo ha infranto il sogno dei milanisti, mettendo la parola fine alla carriera di uno dei migliori calciatori della storia.

 

SASSUOLO-MILAN UNDER 2.5: 

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Ronaldo non gioca più al Milan, ma magari questa giornata segnerà Leao. Noi giocheremo questa bolla su Planetwin365che offre una quota piuttosto alta e soprattutto un interessante bonus di benvenuto per i nuovi registrati. Vi ricordiamo che le quote possono essere soggette a variazioni con l’avvicinarsi delle partite. Di seguito vi mostriamo la comparazione dei bonus di benvenuto offerti dai vari bookmakers:

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I 5 momenti indimenticabili della carriera di Paul Pogba (VIDEO)

Pogboom, Pogback, Pogboh, Pogflop. La parabola calcistica di Paul Pogba, purtroppo, potrebbe essere riassunta da questi soprannomi.

Ma c’è una parte di noi, una piccola, stupida parte, che non si vuole arrendere a questo triste destino, che vuole sperare che, dopo la recente squalifica, possa essere scritto un altro capitolo.

Oggi Pogba compie 31 anni e il suo prime sembra ormai soltanto un lontano ricordo.

Per omaggiarlo, però, abbiamo scelto di ripercorrere i 5 momenti che ne hanno reso la carriera indimenticabile (in positivo).

#1: IL GOL AL NAPOLI: è il 20 ottobre del 2012 e, sul risultato di 1 a 0 per la Juve in quello che è a tutti gli effetti uno scontro scudetto, entra in campo Paul Pogba. Da una mischia scende a campanile un pallone sporco, uno di quelli difficilissimi da colpire: il francese impatta con il sinistro al volo, gol meraviglioso e tutti a casa a celebrare il nuovo fenomeno.

 

#2: LA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE: è nella stagione 2014/2015 che Pogba fa per la prima volta conoscenza con gli infortuni: uno particolarmente grave lo tiene fuori per quasi tre mesi, permettendogli però di ritornare in tempo per la finale di Champions League contro il Barcellona. Pogba risulterà uno dei migliori in campo per la squadra di Allegri e un suo contatto in area di rigore con Dani Alves genera ancora cattivi pensieri nella mente di alcuni juventini.


#3: IL TRASFERIMENTO MONSTRE: cosa si
prova ad essere l’acquisto più caro della storia? Beh, nel 2016 Pogba avrebbe potuto rispondere a questa domanda: 105 milioni di euro per tornare al Manchester United, dove segnerà 40 gol in 223 apparizioni, vincendo una Europa League e una Coppa di Lega.


#4: CAMPIONE DEL MONDO: in mezzo a tutto questo, come dimenticare la Nazionale? Pogba, fin dalla giovane età, è stato una colonna della Francia e in quel pirotecnico 4 a 2 finale di Russia 2018, si tolse anche lo sfizio di segnare un gol nella finale dei Mondiali. Coppa del Mondo in bacheca a soli 25 anni: mica male!


#5: IL RITORNO IN BIANCONERO: abbiamo inserito questo quinto punto perché, volenti o nolenti, impossibile dimenticare la sensazione di adrenalina provata nel vedere Pogba tornare alla Juventus. Sembrava un uomo maturo, capace di guidare la squadra verso una nuova età dell’oro, sembrava il top player necessario per risollevare le sorti del centrocampo.

E’ stato un flop tremendo, lo sappiamo: ma quanto è stato bello crederci?

 

JUVENTUS-GENOA: MULTIGOL 2-3

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La Juventus, fresca di qualificazione al Mondiale per Club, affronta un Genoa che in questa stagione, soprattutto contro le grandi, ha sempre saputo dire la sua. Si prevede una partita non scontata e ricca di gol. Noi giocheremo questa bolla su Planetwin365che offre una quota piuttosto alta e soprattutto un interessante bonus di benvenuto per i nuovi registrati. Vi ricordiamo che le quote possono essere soggette a variazioni con l’avvicinarsi delle partite. Di seguito vi mostriamo la comparazione dei bonus di benvenuto offerti dai vari bookmakers:

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Quella volta che Boateng si trasformò in Michael Jackson (VIDEO)

Ci sono immagini che, inevitabilmente, segnano il passaggio all’età adulta. Scene che rimarranno impresse nella psiche per sempre, sopravanzando ricordi di anniversari, nascite di figli e bollette vinte all’ultimo minuto.
Per alcuni è stata la prima trasformazione di Goku in Super Saiyan, per altri la faccia impassibile di Byron Moreno, per noi, onestamente, l’assurdo balletto celebrativo di Kevin Prince Boateng, che in un San Siro tutto esaurito si esibì in una vera e propria coreografia alla Michael Jackson.

Ma andiamo con ordine.

Anno del signore 2011, è trascorsa una settimana esatta dalla vittoria dello Scudetto del Milan, con Max Allegri in panchina e una squadra veramente invidiabile che, dopo un paio di mesi di rodaggio, ha poi sbaragliato la concorrenza.

Ibrahimovic, Robinho, Nesta, Thiago Silva, questi solo alcuni dei nomi di quella squadra fortissima in cui, Kevin Prince Boateng, si ritagliò un ruolo di primo piano.

Giunto a Milano con la nomea di bad boy, impiegò solo qualche settimana a farsi amare dal popolo rossonero: esultanze sfrenate, grinta da vendere e, soprattutto, parecchi (e bellissimi) gol a referto. E così, KPB, che già agli occhi dei tifosi era un idolo, decise di celebrare la vittoria del titolo nazionale con un balletto che già all’epoca toccò vette di cringe non indifferenti.

Vestito di tutto punto, proprio come Michael Jackson, il ghanese fece esplodere la sua gioia con un moonwalk…veramente ben fatto! Il tutto ebbe la durata di pochi secondi, ma le facce sullo sfondo dei suoi compagni, a metà fra l’ammirato e lo schifato, restano nella storia.

Attenzione, le immagini sono vietate ad un pubblico facilmente impressionabile. Non tanto per il balletto in sé, quanto più per la presenza di Urby Emanuelson e Nicola Legrottaglie con la maglia rossonera.

 

MONZA-MILAN: X2+GOL

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Meme a parte, quanto era sottovalutato Montolivo “prime”? (VIDEO)

Riccardo Montolivo si è ritirato dal calcio nel silenzio generale, dopo alcune stagioni non brillantissime con la maglia del Milan, che lo hanno fatto diventare per svariati motivi un meme. La realtà è che il calo auto a livello agonistico non è mai stato “scarso”, come molti insistono e ripetono, e anzi il suo stile di gioco per anni è stato dominante nel campionato di Serie A.

Gli esordi con la maglia dell’Atalanta, la consacrazione con la Fiorentina che gli ha permesso di ottenere la chiamata della nazionale e infine l’avventura a Milano, sponda rossonera, dove è riuscito comunque a togliersi qualche soddisfazione, compresa la Supercoppa Italiana del 2016.

Quello che in pochi ricordano però è il Montolivo prime, un giocatore capace di gestire a suo piacimento il centrocampo, recuperare una valanga di palloni e mandare in porta i compagni. Un giocatore totale del quale in molti si erano innamorati. Vedere per credere.

Tevez ha raccontato il suo primo strano incontro con Gigi Buffon (VIDEO)

Carlitos Tevez con la maglia della Juventus gasava, inutile che lo neghiamo. Indipendentemente dalla nostra fede calcistica, va ammesso che un giocatore del genere non poteva rimanere indifferente. La sua verve, il suo agonismo, le sue giocate, la sua capacità di trascinare la squadra e il pubblico: l’Apache era unico per tanti aspetti e siamo stati fortunati a goderci la sua presenza in Serie A.

Eppure, nonostante un passato molto particolare e un’infanzia non semplicissima, il buon Carlitos non appena arrivato a Torino rimase colpito, ammaliato e, da come lo racconta, impressionato da un omone di più di 1,90 metri d’altezza e dai suoi occhioni verdi. Il suo nome, giusto per darvi maggior contesto, è Gianluigi Buffon. Avete presente?

Il Gigione nazionale, solo con la sua presenza e le sue prime parole, riuscì in qualche modo ad influenzare Tevez, che di incontri particolari, con gente forse anche più tosta, ne aveva già avuti in passato. 

Era il mio primo allenamento con la Juventus. Io arrivavo dal City e mi ritrovai in spogliatoio con gente come Pirlo, Chiellini, Conte come allenatore. Insomma, gente forte. Ma io rimasi colpito da Buffon, cioè ti fa effetto. Un uomo così alto, con occhi grandi verdi. Una presenza impressionante, da capitano.

Così cominciamo a riscaldarci, Buffon viene lì, mi afferra la testa e il collo, viene faccia a faccia e mi fa ‘Andiamo eh. Andiamo a vincere tutto’.”

Un attestato di stima impressionante, che rende molto di più se visto e raccontato dallo stesso Tevez (qui sotto il video). Fa pensare che uno come Tevez sia rimasto così colpito semplicemente stando vicino a Buffon, ma probabilmente è proprio così che i leader diventano tali.

 

JUVENTUS – SASSUOLO: PARZIALE/FINALE 1/1

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Allegri: “Il mestiere dell’allenatore non si può insegnare”. E ha ragione.

Lo stile di gioco, i flop di alcuni suoi giocatori, la poca identità di gioco che riesce a trasmettere alle sue squadre e chi più ne ha, più ne metta. Da sempre (o quasi) Massimiliano Allegri è uno degli allenatori più discussi e criticati. Eppure, nonostante le parole dette e scritte su quanto giochino male le sue squadre, a parlare per lui sono i risultati.

Una promozione in Serie B una Supercoppa di Serie C1 con il Sassuolo. Il nono posto con il Cagliari. I 6 scudetti, le 4 Coppe Italia e le 3 Supercoppe Italiane conquistate con Milan e Juventus. Due finali di Champions League. Insomma, difficile essere troppo critici con un allenatore che riesce a raggiungere certi traguardi.

Anche perché, come dice lo stesso Allegri, fare l’allenatore non è poi così semplice. 
Allenare non è solo tattica. Non è solo schemi. Allenare è un insieme di fattori che non tutti riescono a gestire. Ci sono gli allenamenti dal lunedì al venerdì, c’è la preparazione della partita. E poi c’è la partita, quella della domenica, che tu puoi aver preparato come vuoi ma se dopo 5 minuti il tuo centrale viene espulso, saltano tutti i piani.

Fare l’allenatore è anche e soprattutto gestione. Gestione dei momenti e delle risorse umane, cioè dei calciatori. Per questo, è impossibile insegnare quel mestiere. Troppe varianti sono da tenere in considerazione, ma soprattutto sono tutte da imparare sul campo e non seduti al banco guardando una lavagna.

Per molti forse è troppo pragmatico, ma su questo punto c’è da ammettere solo una cosa: Allegri ha maledettamente ragione.

 

JUVENTUS – INTER: MULTIGOL 1-2

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Ma Paulo Dybala ha mai fatto gol brutti? (VIDEO)

“Chi non ama il mancino di Dybala ha problemi con i sentimenti”.

Del resto, anche da semplici appassionati, come si potrebbe non essere innamorati di quel mancino dopo che per anni Paulo ci ha incantato tra tiri a giro, punizioni, dribbling e gol decisivi all’ultimissmo secondo?

Oggi la Joya compie 30 anni (sì, siamo vecchi) e vi giuriamo che abbiamo provato in tutti modi a trovare un suo gol brutto, ma proprio non ci siamo riusciti. Cioè, anche quelli semplici o apparentemente normali, li fa sembrare a volte dei gol favolosi. C’è dell’estro, della classe e dell’eleganza in quel mancino che a volte sappiamo esattamente che tiro farà, eppure ci sorprendiamo sempre di più ogni volta.

Qui per voi i video dei suoi gol con Juventus, Palermo e Roma, che riassumono in maniera perfetta quello che abbiamo detto finora: il mancino di Paulo Dybala è un Patrimonio dell’umanità.

Tutte le magie di Dybala con la Juventus


Tutte le magie di Dybala con il Palermo


Tutte le magie di Dybala con la Roma