La sfuriata di Fabregas nello spogliatoio del Como (VIDEO)

Chiunque abbia mai giocato a calcio lo sa: lo spogliatoio è un posto sacro. So che sembra un luogo comune, ma come per Fight Club o Las Vegas, quello che succede al suo interno, rimane al suo interno. È un luogo chiuso, dove si forma la squadra, il suo nucleo: se viene gestito bene dall’allenatore, si avranno dei buoni risultati; se viene gestito “benissimo”, si vincono i campionati. Al contrario, una cattiva gestione dello spogliatoio, porta ad episodi disfunzionali: molte liti, allenamenti tesi, insomma, non si crea un clima adatto al lavoro. Stare in uno spogliatoio è come abitare in una casa con venti coinquilini: bisogna andare d’accordo con tutti — o quantomeno provarci per quieto vivere.

Il compito dell’allenatore è riuscire a gestire tutto questo e, Cesc Fabregas, ce ne ha offerto un esempio virtuoso. A mostrarcelo è un video pubblicato dal Como — estratto dal documentario su di lui, fatto per raccontare il suo percorso di carriera da giocatore ad allenatore.

La situazione è questa: prima di approdare in prima squadra, l’allenatore del Como allenava la Primavera e, dopo un primo tempo molto teso, in cui i giocatori litigavano tra di loro e ‘parlavano troppo’, si è lasciato andare in una ramanzina. Attenzione, non una sfuriata alla Sergente Hartman, ma un discorso profondo e costruttivo, che riportasse l’attenzione dei suoi verso ciò che conta: pensare a giocare a calcio.

“Tutta la partita parlando, giocate”; “Mettete i coglioni in campo e giocate”. Le parole pronunciate dalla leggenda spagnola sembrano banali, eppure racchiudono un’indicazione che, ai protagonisti del mondo del calcio, è chiara: sprecare energie inutili, non porta a nulla. È importante rimanere concentrati sulla gara per potersi esprimere al meglio, anche nelle difficoltà.

La lezione di Fabregas andrebbe mostrata a tutti gli aspiranti allenatori, sia per le modalità che per i risultati.

Il commovente tributo del Göteborg a Sven-Göran Eriksson (VIDEO)

Se c’è una cosa che amiamo del calcio è il legame viscerale che si viene a creare tra i tifosi e i giocatori che, per la squadra, hanno dato tutto, e questo Il Göteborg lo sa bene.

Sabato scorso infatti, prima del match in casa contro il Norrkoping, il club svedese ha voluto rendere omaggio a una delle sue leggende: Sven Goran Eriksson, che qualche mese fa aveva annunciato, purtroppo, di avere un cancro terminale al pancreas. 

Il vincitore del Treble del 1982, celebrato da cori, coreografia e maglia speciale, ha riassunto così in poche, ma sentite parole, la vasta gamma di emozioni provate durante l’evento: 

“Non so se è pioggia o lacrime, penso che siano lacrime. È assolutamente incredibile e mi sento commosso. È incredibilmente bello.”

Di recente aveva finalmente realizzato uno dei suoi sogni: sedersi sulla panchina del Liverpool, durante un match di beneficenza tra vecchie glorie. 

Ma quanto accaduto all’Ullevi di Göteborg ha tutto un altro sapore: è il ringraziamento di un’intera tifoseria che, con tutto l’amore che prova verso di il giocatore, cerca di restituire quanto ha ricevuto nel corso della sua carriera. 

Perché nel calcio, oltre il risultato e le prestazioni, quel che resta è il legame umano: l’aver vissuto e condiviso le stesse sfide, non solo in campo, ma soprattutto nella vita. 

E in questo caso Eriksson e i tifosi hanno vinto la partita. 

Allegri: “Il mestiere dell’allenatore non si può insegnare”. E ha ragione.

Lo stile di gioco, i flop di alcuni suoi giocatori, la poca identità di gioco che riesce a trasmettere alle sue squadre e chi più ne ha, più ne metta. Da sempre (o quasi) Massimiliano Allegri è uno degli allenatori più discussi e criticati. Eppure, nonostante le parole dette e scritte su quanto giochino male le sue squadre, a parlare per lui sono i risultati.

Una promozione in Serie B una Supercoppa di Serie C1 con il Sassuolo. Il nono posto con il Cagliari. I 6 scudetti, le 4 Coppe Italia e le 3 Supercoppe Italiane conquistate con Milan e Juventus. Due finali di Champions League. Insomma, difficile essere troppo critici con un allenatore che riesce a raggiungere certi traguardi.

Anche perché, come dice lo stesso Allegri, fare l’allenatore non è poi così semplice. 
Allenare non è solo tattica. Non è solo schemi. Allenare è un insieme di fattori che non tutti riescono a gestire. Ci sono gli allenamenti dal lunedì al venerdì, c’è la preparazione della partita. E poi c’è la partita, quella della domenica, che tu puoi aver preparato come vuoi ma se dopo 5 minuti il tuo centrale viene espulso, saltano tutti i piani.

Fare l’allenatore è anche e soprattutto gestione. Gestione dei momenti e delle risorse umane, cioè dei calciatori. Per questo, è impossibile insegnare quel mestiere. Troppe varianti sono da tenere in considerazione, ma soprattutto sono tutte da imparare sul campo e non seduti al banco guardando una lavagna.

Per molti forse è troppo pragmatico, ma su questo punto c’è da ammettere solo una cosa: Allegri ha maledettamente ragione.

 

JUVENTUS – INTER: MULTIGOL 1-2

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La controversa storia del tecnico abusivo del Reims

Si chiama Will Still e, nelle ultime settimane, sta scrivendo la storia del calcio francese con il suo Reims.

Per i risultati che sta ottenendo con quella che storicamente è una squadra di medio/bassa classifica, certo, ma anche per le stranissime coincidenze e circostante che l’hanno portato ad essere a tutti gli effetti illegalmente sulla panchina di una squadra di Ligue 1.

Il fatto in sé è piuttosto semplice: dopo l’esonero dell’ex tecnico Oscar Garcia, Still doveva essere il classico traghettatore in attesa della chiamata di un “vero” tecnico: il buon Will infatti conseguirà il patentino da allenatore solamente la prossima estate.

Tuttavia, dopo un paio di esaltanti partite, la dirigenza ha deciso di confermarlo fino al termine della stagione e da quel momento Will Still non si è più fermato: 11 risultati utili consecutivi per quello che ai più, esteticamente, ricordava il gemello alcolizzato di Jamie Vardy.

Da segnalare in particolare un notevole 0 a 0 contro il PSG, la bella vittoria per 3 a 1 contro il Rennes e il passaggio del turno in Coppa di Francia: per il resto tanti clean sheet e pareggi, ma buttali via.

Bene: fin qui abbiamo solo raccontato le notizie positive. Ma il regolamento della Ligue 1 prevede che, in assenza di patentino da allenatore, il club che si presenti in campo con un allenatore “abusivo”, debba sborsare 25mila euro a partita, da aggiungersi ovviamente al suo stipendio mensile.

Avete la calcolatrice alla mano? Noi sì: ad oggi il Reims, per schierare Still in veste da allenatore, ha speso la bellezza di 275mila euro. E se calcoliamo le restanti 18 giornate di campionato andiamo ad aggiungere altri 450mila euro, per un totale di quasi 700mila.

Insomma, se vi paiono pochi, potete venire ad estinguere i nostri mutui anche domani.

Resta il fatto che il Reims non sembri particolarmente preoccupato della situazione, dal momento che l’esborso economico è ben bilanciato con una serie di risultati utili consecutivi che da quelle parti non si vedevano da un bel pezzo.

E il tutto condito da una rosa non certo eccelsa: secondo Transfermarkt il calciatore dal più alto valore di mercato è Florian Balogun, di proprietà dell’Arsenal (14 milioni di euro), mentre l’ala destra Ito, acquistata in estate per 10 milioni, rappresenta certamente l’investimento futuribile più importante.

Tutto questo si traduce, per la squadra francese, in un tranquillissimo undicesimo posto, ben lontano dai pantani della retrocessione e utile per permettere a mister Still di concentrarsi anche sullo studio per ottenere il patentino da allenatore.

Si perché forse non lo sapete, ma il suo talento è arrivato alla luce grazie ai risultati conseguiti in precedenza nella carriera di Football Manager.

Da grande appassionato di tattica riesce a svoltare la propria carriera diventando prima un ottimo tecnico nel famoso videogioco e poi suscitando l’interesse di varie squadre in Belgio, dove ricoprirà il ruolo di Video Analyst e vice allenatore.

Nel 2021 fa il primo grande salto di qualità: viene assunto dal Beerschot, squadra che militava nella Jupiler League (la Serie A belga per intenderci), per mettere sul campo le sue competenze.

Va bene tutto, ma alla luce dei famosi 25k di multa per ogni partita, non sappiamo come la dirigenza del Reims prenderebbe un’eventuale bocciatura all’esame…

Domenica, comunque, sfiderà il Psg al Parco dei Principi: riuscirà ad uscirne illeso anche questa volta? Noi ci crediamo!

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