Allegri: “Il mestiere dell’allenatore non si può insegnare”. E ha ragione.

Lo stile di gioco, i flop di alcuni suoi giocatori, la poca identità di gioco che riesce a trasmettere alle sue squadre e chi più ne ha, più ne metta. Da sempre (o quasi) Massimiliano Allegri è uno degli allenatori più discussi e criticati. Eppure, nonostante le parole dette e scritte su quanto giochino male le sue squadre, a parlare per lui sono i risultati.

Una promozione in Serie B una Supercoppa di Serie C1 con il Sassuolo. Il nono posto con il Cagliari. I 6 scudetti, le 4 Coppe Italia e le 3 Supercoppe Italiane conquistate con Milan e Juventus. Due finali di Champions League. Insomma, difficile essere troppo critici con un allenatore che riesce a raggiungere certi traguardi.

Anche perché, come dice lo stesso Allegri, fare l’allenatore non è poi così semplice. 
Allenare non è solo tattica. Non è solo schemi. Allenare è un insieme di fattori che non tutti riescono a gestire. Ci sono gli allenamenti dal lunedì al venerdì, c’è la preparazione della partita. E poi c’è la partita, quella della domenica, che tu puoi aver preparato come vuoi ma se dopo 5 minuti il tuo centrale viene espulso, saltano tutti i piani.

Fare l’allenatore è anche e soprattutto gestione. Gestione dei momenti e delle risorse umane, cioè dei calciatori. Per questo, è impossibile insegnare quel mestiere. Troppe varianti sono da tenere in considerazione, ma soprattutto sono tutte da imparare sul campo e non seduti al banco guardando una lavagna.

Per molti forse è troppo pragmatico, ma su questo punto c’è da ammettere solo una cosa: Allegri ha maledettamente ragione.

 

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Ancelotti ha “demolito” i giovani allenatori in conferenza stampa (VIDEO)

Giochisti vs Risultatisti.
Teorici vs Pratici.
Tattici vs Creativi.
Guardiolani vs Ancelottiani.

Se per un ventennio abbiamo vissuto il binomio Messi vs CR7, il calcio moderno sembra aver ribaltato sempre più il tema della discussione.
Nonostante l’esplosione dei Mbappé, Haaland, Vinicius ecc che, molto probabilmente, domineranno il calcio europeo e mondiale per i prossimi decenni, negli ultimi anni la discussione calcistica si è spostata sempre più sulle “teorie calcistiche”.

Da Guardiola in poi, gli allenatori hanno iniziato progressivamente a ricevere uno stipendio sempre più alto, ribaltando la concezione per cui il tecnico fosse solo una guida, rendendo così questa figura il vero e proprio top player della squadra allenata.
Da qui, nel calcio moderno ha ormai spopolato la “costruzione dal basso”, con il progressivo accostamento del tatticismo alla “bellezza” del gioco prodotto.

I tifosi sono sempre più esigenti, il calcio scorre a ritmi sempre più elevati e la discussione pubblica si è sempre più spaccata in due tra coloro che pensano che il risultato sia l’unica cosa che conta, e quelli che preferiscono invece vedere una squadra che offra una complessità di gioco maggiore, come sinonimo di qualità.

Tra tatticismo e creatività si è infilato a gamba tesa Carletto Ancelotti, che in conferenza stampa ha parlato di quelli che sono, secondo lui, i problemi dei giovani allenatori.
Secondo lui, l’errore dei giovani tecnici sta tutto nel voler soffocare la creatività dei giocatori attraverso il tentativo di controllarne le prestazioni in ogni frangente del gioco, dove invece andrebbero lasciati liberi di giocare secondo le proprie qualità individuali.


Questo l’interessantissimo discorso di Ancelotti, da cui, sicuramente, uscirete con molti punti di domanda più che con risposte certe.

La controversa storia del tecnico abusivo del Reims

Si chiama Will Still e, nelle ultime settimane, sta scrivendo la storia del calcio francese con il suo Reims.

Per i risultati che sta ottenendo con quella che storicamente è una squadra di medio/bassa classifica, certo, ma anche per le stranissime coincidenze e circostante che l’hanno portato ad essere a tutti gli effetti illegalmente sulla panchina di una squadra di Ligue 1.

Il fatto in sé è piuttosto semplice: dopo l’esonero dell’ex tecnico Oscar Garcia, Still doveva essere il classico traghettatore in attesa della chiamata di un “vero” tecnico: il buon Will infatti conseguirà il patentino da allenatore solamente la prossima estate.

Tuttavia, dopo un paio di esaltanti partite, la dirigenza ha deciso di confermarlo fino al termine della stagione e da quel momento Will Still non si è più fermato: 11 risultati utili consecutivi per quello che ai più, esteticamente, ricordava il gemello alcolizzato di Jamie Vardy.

Da segnalare in particolare un notevole 0 a 0 contro il PSG, la bella vittoria per 3 a 1 contro il Rennes e il passaggio del turno in Coppa di Francia: per il resto tanti clean sheet e pareggi, ma buttali via.

Bene: fin qui abbiamo solo raccontato le notizie positive. Ma il regolamento della Ligue 1 prevede che, in assenza di patentino da allenatore, il club che si presenti in campo con un allenatore “abusivo”, debba sborsare 25mila euro a partita, da aggiungersi ovviamente al suo stipendio mensile.

Avete la calcolatrice alla mano? Noi sì: ad oggi il Reims, per schierare Still in veste da allenatore, ha speso la bellezza di 275mila euro. E se calcoliamo le restanti 18 giornate di campionato andiamo ad aggiungere altri 450mila euro, per un totale di quasi 700mila.

Insomma, se vi paiono pochi, potete venire ad estinguere i nostri mutui anche domani.

Resta il fatto che il Reims non sembri particolarmente preoccupato della situazione, dal momento che l’esborso economico è ben bilanciato con una serie di risultati utili consecutivi che da quelle parti non si vedevano da un bel pezzo.

E il tutto condito da una rosa non certo eccelsa: secondo Transfermarkt il calciatore dal più alto valore di mercato è Florian Balogun, di proprietà dell’Arsenal (14 milioni di euro), mentre l’ala destra Ito, acquistata in estate per 10 milioni, rappresenta certamente l’investimento futuribile più importante.

Tutto questo si traduce, per la squadra francese, in un tranquillissimo undicesimo posto, ben lontano dai pantani della retrocessione e utile per permettere a mister Still di concentrarsi anche sullo studio per ottenere il patentino da allenatore.

Si perché forse non lo sapete, ma il suo talento è arrivato alla luce grazie ai risultati conseguiti in precedenza nella carriera di Football Manager.

Da grande appassionato di tattica riesce a svoltare la propria carriera diventando prima un ottimo tecnico nel famoso videogioco e poi suscitando l’interesse di varie squadre in Belgio, dove ricoprirà il ruolo di Video Analyst e vice allenatore.

Nel 2021 fa il primo grande salto di qualità: viene assunto dal Beerschot, squadra che militava nella Jupiler League (la Serie A belga per intenderci), per mettere sul campo le sue competenze.

Va bene tutto, ma alla luce dei famosi 25k di multa per ogni partita, non sappiamo come la dirigenza del Reims prenderebbe un’eventuale bocciatura all’esame…

Domenica, comunque, sfiderà il Psg al Parco dei Principi: riuscirà ad uscirne illeso anche questa volta? Noi ci crediamo!

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