Il primo viaggio della community di CALCIATORIBRUTTI a Manchester

Manchester è una città che respira calcio, con una delle rivalità più accese e appassionanti nel mondo dello sport: quella tra il Manchester United e il Manchester City. Queste due squadre di calcio hanno storie ricche e un seguito appassionato che anima gli stadi e le strade della città.Il Manchester United, noto affettuosamente come i “Red Devils,” ha una storia leggendaria nel calcio inglese e mondiale. Con uno degli stadi più iconici, Old Trafford, la squadra ha conquistato numerosi titoli nazionali e internazionali nel corso degli anni. L’eredità di giocatori leggendari come Sir Matt Busby, George Best, Eric Cantona e Sir Alex Ferguson ha contribuito a costruire un mito intorno a questa squadra. Dall’altra parte della città, c’è il Manchester City, conosciuto come i “Citizens.” 

Negli ultimi anni, il City ha vissuto una rinascita impressionante sotto la guida di allenatori come Roberto Mancini e Pep Guardiola. Con un gioco spettacolare e un talento eccezionale in squadra, il Manchester City ha conquistato numerosi titoli di Premier League e ha fatto il suo segno anche nelle competizioni europee. I tifosi di entrambe le squadre danno vita alle strade della città, creando un’atmosfera unica e coinvolgente. 

Oltre allo splendore delle partite, lo spirito competitivo tra il Manchester United e il Manchester City ha reso la città un epicentro del calcio mondiale, attirando appassionati da tutto il globo. In definitiva, la scena calcistica di Manchester è un racconto avvincente di tradizione, rivalità e successi, contribuendo a rendere questa città un luogo imperdibile per gli amanti del calcio.

Per tutte queste ragioni abbiamo organizzato il nostro primo viaggio della nostra community a Manchester insieme a Si Vola tra pub storici, calcio, musei e cultura locale. Quattro giorni per scoprire una delle città più importanti al mondo per questo sport, ma soprattutto per vivere un’esperienza unica: vedere nell’arco di 24 ore entrambe le squadre della città dal vivo, impegnate nella Carabao Cup!

Se vuoi partecipare al nostro prossimo viaggio mettete in lista qui: aggiungiti alla lista per il prossimo viaggio

Il viaggio che abbiamo organizzato a Manchester prevedeva:

  • Visita dei pub storici, sia calcistici sia storico-culturali, come quello più antico di tutta la città
  • Biglietti per vedere Manchester City-Chelsea, partita valida per la Carabao Cup
  • Biglietti per vedere Manchester United-Aston Villa, sempre in Carabao Cup
  • Visita al Museo del Calcio di Manchester, luogo mistico per gli amanti di questo sport;
  • Visita al negozio di maglie da calcio più grande (e fornito) al mondo;

È stata un’esperienza breve ma intensa e adesso abbiamo in mente altri viaggi in giro per il mondo. Se volete aiutarci o suggerirci quale luogo potrebbe essere perfetto per un viaggio calcistico, fatecelo sapere qui: iscriviti al prossimo viaggio.

Questo nostro primo viaggio è stato raccontato da Pietro Filacorda in un video su YouTube, così come il secondo viaggio a Rio de Janeiro insieme all’imperatore Adriano, trovate il racconto di quel viaggio qui. Ora però vi lasciamo alle emozioni del viaggio a Manchester: buona visione!

Aurelio de Laurentiis smonta il calcio Italiano in 4 minuti (VIDEO)

“Dazn non è competente e non fa bene al calcio italiano, come non lo fa Sky. Il calcio italiano morirà grazie a questa offerta”.

Aurelio De Laurentiis ha interrotto l’assegnazione dei diritti tv per protestare così di fronte alle telecamere.

Il presidente ha sbottato perché sostiene che il pubblico italiano è l’elemento centrale della visione dei contenuti della Serie A e andrebbe tutelato.

Qui sotto trovate tutto il suo sfogo per intero.

Siete d’accordo con lui?

(Fonte: GOAL Italia)

Quando Nadal segnò una marea di gol a Casillas (VIDEO)

Che belli quegli eventi benefici in cui sono coinvolte le star dello sport, in cui magari puoi vedere un calciatore impegnato in un’altra disciplina o un ciclista famoso che tenta di infilare un pallone in porta.

In Spagna, poi, ci tengono particolarmente a questi “mix” sportivi, soprattutto quando le generazioni di fenomeni annoverano nomi veramente di rilievo.

Quella di cui vi stiamo per parlare, infatti, è una partitella di calcetto che vide coinvolto Iker Casillas, storico portiere del Real Madrid e della nazionale spagnola e Rafael Nadal, il più grande tennista spagnolo che abbia mai calcato i campi di ogni superficie.

Il mancino di Maiorca non ha mai nascosto la propria passione per il calcio, tanto che ci sono numerosi video in rete in cui Nadal si destreggia con i piedi utilizzando palline da tennis, ma di certo non era lecito aspettarsi ciò che trovate in questo video.

Già, perché Nadal, in sequenza terrificante, inizia a calciare scaldabagni contro la porta di Casillas. Primo gol, ok, il portierone la prende con sportività. Sul secondo affiora un ghigno beffardo, tipico di chi sta dicendo “ok, però questo è l’ultimo”.

Il problema, però, è che Nadal continua a dar prova di grande abilità, soprattutto nei tiri da fuori: infatti inanella un altro paio di bombe che finiscono dietro le spalle del portiere, prima di strafare.

Su una mezza palla a centrocampo, infatti, Rafa si produce in una ruleta perfetta, prima di tirare col mancino sotto le gambe di Casillas.

Il portiere crolla a terra tramortito: evidentemente non gli avevano detto che quello di fronte a lui era un attaccante consumato.

Già, perché fra numeri, palleggi e sinistri infuocati, siamo certi che quella giornata non fu particolarmente piacevole per il buon Iker, uno abituato a vincere anche a tresette.

Per contro, chissà se Nadal si sia chiesto cosa sarebbe successo, se da giovanissimo avesse optato per la carriera da calciatore. 

Chissà, magari entrambi sarebbero diventati leggende dei Blancos.

Il Manchester City ha comprato il miglior giardiniere al mondo (FOTO)

Il calciomercato del City di Pep Guardiola non si ferma solamente ai giocatori.
Oltre ai 90 milioncini spesi per Gvardiol, i Citizens hanno deciso di piazzare un altro colpo da 90: hanno comprato il giardiniere migliore al mondo. Già in forze al Leicester, John Ledwidge è stato assoldato da Guardiola per realizzare il manto erboso più bello di tutta la Premier League e non solo.

 

Beffato dunque il povero giardiniere Willy, che sperava di strappare l’ultimo contratto milionario della carriera, ma ora dovrà accontentarsi ancora una volta della scuola di Springfield.

Ci dispiace Willy, noi ti siamo vicini.

 

 

 

La nuova avventura italiana di Schelotto

Ci sono notizie che non vorresti mai sentire: l’impianto dell’aria condizionata che si è rotto, Roberto Mancini in conferenza stampa che annuncia il rinnovo a vita con l’Italia o il ban degli antepost dai siti di scommesse.

Ma questa che stiamo per lanciarvi, è veramente una tragedia.

Lui sta tornando.

Lui che non segna un gol in gare ufficiali europee dal 2016.

Lui che continua imperterrito a non tagliarsi i capelli.

Lui che è stato maledetto da tutto il popolo milanista per il più assurdo dei gol subiti in un derby.

Lui.

Ezequiel “El Galgo” Schelotto ha fatto le valigie ed è tornato in Italia.

E così, se abitate a Barletta o dintorni, state pur sicuri che quello spilungone dall’aria un po’ triste, ma allo stesso tempo compiaciuta, è proprio lui.

Secondo la voce del suo procuratore, l’idea del calciatore argentino è quella di ambientarsi nuovamente nel nostro paese, per poi conseguire il patentino da allenatore. E quale campionato può essere più allenante e stimolante verso questo traguardo che la Serie D?

Nessuno, ovviamente.

Perciò da questa settimana Schelotto sarà un nuovo rinforzo del Barletta, che in stagione tenterà l’assalto alla Lega Pro.

Occorrerà sicuramente una bella sistemata dal punto di vista fisico, ma soprattutto mentale: e non solo per la qualità dei campi di provincia o la quantità dei calcioni negli stinchi, ma proprio perché Schelotto, nel corso delle ultime avventure calcistiche, si è dimostrato veramente in difficoltà.

Dopo la famosa (dis)avventura interista di ormai 10 anni fa e i prestiti a Sassuolo e Parma, è arrivata una buona esperienza allo Sporting Lisbona, seguita però dal nulla cosmico.

– 28 presenze al Brighton con 0 reti

– 4 presenze al Chievo Verona con 0 reti

– 5 presenze al Racing (Argentina) con 0 reti

– 3 presenze all’Aldosivi (Argentina) con 0 reti

– 23 presenze al Deportivo Moron (Uruguay) con una sola rete 

Insomma, il lavoro da fare non è poco. Ma per uno che ha addirittura vestito con orgoglio la maglia della Nazionale Italiana, nulla è impossibile.

Che fine ha fatto Cragno?

Possiamo partire con una citazione veramente dotta?

Sì, vero?

Beh, allora, al termine di una stagione che ha visto il Monza venire etichettato come una delle migliori squadre della lega, è proprio il caso di dire che “hanno ucciso (o meglio, panchinato) l’uomo Cragno”.

E questa, già di per sé, è comunque una notizia: Alessio Cragno, classe 1994, portiere nel pieno del suo prime e con alle spalle ottime stagioni in Serie A, sembrava veramente poter essere un valore aggiunto per i biancorossi; invece, ben presto, si è trasformato in una zavorra utile solo per arricchire di domande scomode le conferenze stampa del mister Raffaele Palladino.

Ma andiamo con ordine: all’inizio della stagione, con Giovanni Stroppa in panchina, Cragno parte da titolarissimo, con Michele Di Gregorio ben contento di essere il suo secondo.

La prima uscita, una sudata vittoria nel turno preliminare di Coppa Italia per 3 a 2, mette in luce quello che viene giustificato come un piccolo ritardo di condizione; l’esordio in campionato tocca dunque a Di Gregorio, che tuttavia mantiene i gradi da titolare anche nelle successive uscite.

Scoppia così il caso Cragno: uno dei portieri più considerati del panorama nazionale che si ritrova clamorosamente in panchina. Dopo un inizio stagione discretamente horror per l’intera squadra, l’avvicendamento Stroppa – Palladino teoricamente dovrebbe riportare in auge la figura del buon Alessio. 

E invece, come dicevano i greci, “panta rei”, tutto scorre: le domeniche si susseguono tutte uguali per l’ormai ex uomo Cragno, saldamente inchiodato alla panchina, mentre Di Gregorio vola a sventare pericoli, proiettando il Monza in zone alte della classifica difficilmente immaginabili.

La stagione per Cragno si chiude con un’unica, tristissima presenza in Serie A: una sconfitta per 3 a 0 contro la Salernitana che ha tutto il sapore di una resa incondizionata.

L’apertura del calciomercato ha riportato sulla cresta dell’onda il suo nome: si parla dell’Empoli, per sostituire il partente Vicario (ma forse l’opzione sarebbe un eccessivo downgrade per un portiere accostato a club più blasonati) e soprattutto la Fiorentina, in cerca di un portiere in grado di garantire quella sicurezza che Terracciano non è riuscito a dimostrare nel corso dell’anno.

Come andrà a finire? Chi se lo accaparrerà? E soprattutto, la sua voglia di rivalsa sarà sufficiente per vedere lo stesso Uomo Cragno che aveva stupito con la maglia del Cagliari?

A 14 anni Haaland era già un fenomeno (VIDEO)

A quale età è possibile identificare un fenomeno? C’è chi nasce con le stigmate del fuoriclasse e chi da un giorno all’altro sale alla ribalta. Uno come Erling Braut Haaland, ovviamente, appartiene al primo gruppo: ben più che un figlio d’arte, con un corpo bionico fin dall’adolescenza e una voglia insaziabile di spaccare ogni record esistente.

C’è da dire, però, che nonostante il background di tutto rispetto, non è facile far parlare di sé dalla ridente Bryne, una cittadina in Norvegia da poco più di 15mila abitanti. Servivano prestazioni “monstre” nei vari tornei giovanili e esordi da paura in uno dei campionati più conosciuti per sfornare talenti in tutta Europa.

E infatti, come dimostrano i 4 minuti di questi video, il quattordicenne Haaland era già programmato per diventare un fenomeno. Le clip raccontano di un ragazzino sfrontato, capace di sfondare le porte dei piccoli campetti in erba sintetica e di fare a sportellate con ragazzi di due o tre anni più grandi di lui.

Paradossale il fatto che, durante una mini intervista, alla domanda sul proprio talento, se venisse o meno dagli insegnamenti del padre, lui risponda: “tutto il resto lo devo a lui, ma per i gol il merito è tutto mio.”

Interessante anche poi vedere come, prima di affermarsi unicamente come implacabile macchina da gol, Haaland agisse anche come una prima punta più mobile, capace di svariare su tutto il fronte d’attacco e di giocare al servizio dei compagni.

Il resto della carriera del gigante norvegese è abbastanza conosciuta: passaggi al Molde, al Salisburgo e poi, complici medie realizzative da capogiro, il trasferimento nel calcio che conta davvero, con la casacca giallonera del Borussia Dortmund sulle spalle e la promessa di arrivare in un top club assoluto in pochi anni.

Promessa mantenuta, ovviamente, perché i 28 gol in 26 apparizioni con la maglia del Manchester City, sono una notizia solo per chi, in questi filmini che lo ritraggono da adolescente, non ci aveva visto niente di speciale.

Un brindisi a loro e anche a tutti quelli che, un paio di stagioni fa, fra lui e Vlahovic, avrebbero puntato tutto sul serbo.

In attesa di sapere dove potrà arrivare veramente Haaland, se per strada al campetto vedete uno che a 14 anni gioca come il ragazzo nel video, fateci uno squillo.

Vabbè già che ci siamo noi ve lo consigliamo pure come marcatore nel big match di domani contro il Liverpool!

MANCHESTER CITY-LIVERPOOL HAALAND PRIMO MARCATORE

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15 libri sul calcio da leggere a Natale

Le feste di Natale sono ormai alle porte e sarà l’occasione per molti di noi di riposare, rilassarsi e dedicare del tempo a se stessi. Uno dei modi migliori per fare tutte queste cose insieme è la lettura: un buon libro, scorrevole, interessante e perché no, magari anche divertente. Se amate il calcio (o conoscete qualcuno che lo ama) sappiate che c’è una vastissima letteratura dedicata allo sport più bello del mondo tra biografie di leggende del calcio, veri e propri romanzi ma anche titoli su tecnica, tattica e leadership.

Per evitarvi di perdere ore a cercare tutto ‘sto popò di roba, abbiamo raccolto i 15 titoli più belli (e apprezzati) dagli italiani

 

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#15 Adrenalina. My untold stories (2021)

La biografia di Zlatan Ibrahimovic

«Quando sono in campo, sentire di essere amato mi dà una carica impressionante. Ma anche l’odio mi trasmette tanto. Quando mi fanno incazzare, vado a un livello superiore: sono più attento, più concentrato, più forte, più desideroso di dimostrare qualcosa. Se mi odiano, mi migliorano. Per questo, partite come i derby mi caricano a mille e mi riempiono di una rabbia speciale che mi porta più in alto. Ma oggi ho molto più controllo di un tempo, quand’ero giovane. Anche perché i figli mi hanno dato una calma e un ritmo che prima non avevo. Fino alla nascita del primo, portavo in casa il calcio e tutta la mia rabbia. Poi sono cambiate le cose. Tornavo a casa, guardavo i bimbi e dimenticavo tutto. Ecco, loro sì che mi hanno rovesciato. Sono entrati nella mia vita e il calcio all’improvviso ha smesso di essere la cosa più importante. Contava solo che stessero bene.» 

Zlatan Ibrahimovic´ non ha più bisogno di dimostrare la sua forza o ricordarci i grandi successi sportivi che lo hanno reso un campione unico al mondo, così decide di mettersi a nudo, in maniera sincera e onesta, per raccontarci come un dio del pallone cambia e affronta gli anni a venire senza ipocrisie, con la maturità e i dubbi da imparare ad accettare. In costante equilibrio tra Adrenalina e Balance, si svela in una narrazione piena di confidenze e aneddoti, dove anche la paura trova spazio tra le pieghe del fuoriclasse, insieme alla dolcezza e alla fragilità, sentimenti che si aggiungono alla forza, alla determinazione e al coraggio che hanno portato il ragazzino di Rosengård sulla vetta del mondo, da dove ora ci parla di allenatori e calci di rigore, spogliatoi, avversari e pallone, oltre che di felicità, amicizia e amore.

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#14 Coaching Guardiola (2021)

Come Pep Guardiola è diventato il più grande allenatore al mondo

Il libro di Violan non è soltanto utile per gli amanti del calcio, ossia per chi vuole sapere tutto sui metodi del più bravo allenatore al mondo e sulla sua grande capacità di gestire successi e sconfitte. È anche un libro di ispirazione per chiunque si trovi a guidare un gruppo di lavoro, una società, una classe di studenti… perché contiene lezioni di leadership e suggerisce tecniche e strategie utili e applicabili in tanti altri ambiti. Elemento portante del “metodo Guardiola” è il sentire comune. L’allenatore catalano sa promuovere l’intelligenza condivisa, capace di stimolare sinergie e moltiplicare il valore delle capacità individuali.

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#13 Un capitano (2018)

Tutto ciò che non sapevi di Francesco Totti.

L’infanzia in via Vetulonia, i primi calci al pallone, la timidezza e la paura del buio, la vita di quartiere in una Roma che forse non esiste più. Gli amici che resteranno gli stessi per tutta la vita. Gli allenamenti a cui la mamma lo accompagnava in 126, asciugandogli i capelli con i bocchettoni in inverno. L’esordio in Serie A a 16 anni in un pomeriggio di marzo del 1993 a Brescia, con i pantaloni della tuta che al momento di entrare in campo si impigliano nei tacchetti; il primo derby, il primo gol, il rischio di essere ceduto alla Sampdoria prima ancora che la sua favola in giallorosso possa cominciare. E poi la gloria: caso più unico che raro di profeta in patria, venticinque anni con la stessa maglia, capitano per sempre, un palmares che annovera un epico Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, oltre ovviamente al Mondiale 2006 conquistato da protagonista con la Nazionale. E ancora il matrimonio da sogno con Ilary Blasi, la vita mondana attraversata sempre con leggerezza, con autoironia, con il sorriso grato di chi ha ricevuto in dono un talento straordinario e la possibilità di divertirsi facendo ciò che più ama: giocare a pallone. Con l’espressione eternamente stupita del ragazzo che una città ha eletto a simbolo e condottiero, oggetto di un amore senza uguali. Fino al giorno del ritiro dal calcio giocato, e di un addio che ha emozionato non solo i tifosi romanisti ma gli sportivi italiani tutti. Perché Totti è la Roma, ma è anche un pezzo della vita di ognuno di noi.

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#12 Il leader calmo. Come conquistare menti, cuori e vittorie (2017)

Uno degli italiani più vincenti di sempre: Carlo Ancelotti

Carlo Ancelotti è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. La sua bacheca parla di uno Scudetto, due Champions League, un Mondiale per Club, due Supercoppe Uefa, una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia con il Milan; di una Premier League con il Chelsea, una Ligue 1 con il Paris Saint-Germain, di una Liga e soprattutto della sospiratissima Décima Champions League vinta con il Real Madrid. Eppure il suo stile è sempre stato improntato all’autoironia, alla signorilità e al fair play, lontano dagli eccessi teatrali, isterici o guerreschi di molti colleghi. Ancelotti è un leader calmo e in questo libro apre le porte del suo spogliatoio per rivelarci i suoi segreti: cosa significa che il gruppo di lavoro e il club devono essere concepiti come una famiglia? Quali sono i primi passi da fare in una nuova realtà all’estero? Come si sceglie il capitano della squadra, come si gestiscono i leader carismatici e i fuoriclasse, le pressioni della dirigenza e quelle dei tifosi, i trionfi e le sconfitte? “Un leader non dovrebbe mai aver bisogno di usare il pugno di ferro. L’autorità dovrebbe essere il risultato della stima e della fiducia” sostiene Ancelotti. E di certo, con i suoi metodi, ha conquistato quella di una star globale come Cristiano Ronaldo, di un guerriero come Zlatan Ibrahimovic, di campioni come Paolo Maldini e Alessandro Nesta, di avversari come Sir Alex Ferguson e di un capo come Adriano Galliani, che intervengono nel libro per raccontare il loro Carlo.

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#11 Lionel Messi. (2022)

La biografia (autorizzata) di Lionel Messi

Dopo aver conquistato 35 trofei, 7 Palloni d’oro ed essere stato nominato patrimonio storico-sportivo dell’umanità, Lionel Messi nasconde ancora molti segreti. Trascinatore e pilastro del Barcellona, protagonista della vittoria in Coppa America come capitano dell’Argentina, oggi al Paris Saint-Germain, Leo “la Pulce” ha avuto una carriera lunghissima e irripetibile. Frutto di interviste esclusive, questa biografia autorizzata dallo stesso Messi contiene un ritratto rivelatorio, arricchito da foto personali che il fuoriclasse ha concesso eccezionalmente per questa occasione. Scritto da un autorevole giornalista di “France Football” che ha seguito Messi fin dagli esordi, il libro ripercorre i suoi primi passi a Rosario, città d’origine, i suoi più straripanti successi con il Barça, la Coppa America con la sua nazionale nel 2021, lo straziante addio ai tifosi spagnoli fino ai retroscena del suo approdo a Parigi. Prefazione di Pascal Ferré.

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#10 È molto semplice (2019)

Il libro di Max Allegri

«Dopo quasi quarant’anni di attività agonistica, dapprima come giocatore e poi come allenatore, ho deciso di riaprire gli appunti che mi hanno accompagnato in questo viaggio all’inseguimento di un pallone da calcio: sono quelle annotazioni che oggi mi danno la forza e il coraggio di mettere per iscritto la mia esperienza allo scopo di condividerla con voi. Questo libro, insomma, da una parte è la confessione di tutto quello che ho imparato nel calcio e dal mondo del calcio, ma dall’altra è l’applicazione di ciò che mi è stato insegnato e che ho interiorizzato fino a proporre una mia filosofia e un mio credo calcistico e sportivo. Ho iniziato questo lungo viaggio con l’esperienza personale, accettando di ‘vivere al fronte’, cioè di fare sport in prima linea, mettendoci la faccia sempre e comunque. Soltanto così sono riuscito ad arricchire la mia… banca dati, che oggi mi ritorna particolarmente utile riassunta sotto la voce dell'”esperienza”. In questo libro troverete l’esposizione delle mie regole fondamentali, la loro applicazione in episodi da me realmente vissuti in tutti questi anni. Per facilitare la lettura di questo testo, che non vuole avere soltanto una finalità didattica ma anche fare il compendio della vita di un uomo, prima che di un allenatore, ho pensato di suddividere i vari temi che fanno parte della mia filosofia in 32 regole. Non sono altro che massime che servono a sviluppare diverse linee di pensiero. Sono concetti base, perché il mio insegnamento non può prescindere dalla loro applicazione. Il mio modo di vivere calcio e sport si raggiunge in 32 regole. Le mie.»

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#9 Ho visto Diego (2020)

Ciro Ferrara racconta il più grande di tutti: Diego.

Diego Armando Maradona compie sessant’anni. Per tutti coloro che lo hanno amato rimane semplicemente il «mito», il piccolo grande uomo che è arrivato in una città come Napoli a cambiarne per sempre e irrimediabilmente la storia. 1984-1991: sette anni che valgono infinitamente di più, sette anni che sono una favola in cui il posto della bacchetta magica viene preso da un piede sinistro. A raccontarla, questa fantastica storia, è Ciro Ferrara, uno dei pochissimi nella cerchia degli «eletti», di quelli che hanno potuto ammirare con i propri occhi la verità. Uno che ha «visto» Diego, nel vero senso della parola. Quando Maradona è giunto a Napoli, Ciro era un giovanissimo difensore. Si sono ritrovati compagni nella prima squadra e, quando quel Napoli ha vinto tutto, insieme sono diventati protagonisti di una storia unica, impossibile da ripetersi. Con il passare del tempo, il destino ha costantemente creato appuntamenti magici tra queste due vite, in apparenza lontane, ma nella realtà dei fatti vicinissime e complici. Proprio come un’amicizia vera, bellissima e rara.

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#8 La mia rivoluzione (2018)

L’autobiografia di Johan Cruyff

Lungo tutta la sua carriera Johan Cruyff è stato sinonimo di calcio totale, profeta di una nuova religione calcistica che unisce ordine e creatività, forza fisica e cervello, tradizione e rivoluzione. Capelli lunghi modello beat generation, idee libere e temperamento ribelle, quella del Pelé bianco è una storia straordinaria che parte dalla periferia di Amsterdam e arriva dritta all’olimpo del calcio: Cruyff entra giovanissimo nell’Ajax e con la maglia della squadra olandese vincerà tre Coppe dei Campioni consecutive prima di passare al Barcellona nel 1973 per una cifra record. Grazie a lui in quella stagione i blaugrana tornano a vincere la Liga dopo quattordici anni. Tre volte Pallone d’Oro, nel 1974 guida la nazionale olandese alla finale dei mondiali contro la Germania Ovest. Dopo essersi ritirato nel 1984, porta la rivoluzione sulle panchine di Ajax e Barcellona e con la sua filosofia influenzerà generazioni di allenatori a venire. Nel 1997 ha dato vita alla Cruyff Foundation che promuove progetti sportivi per i più giovani. In «La mia rivoluzione» Cruyff si racconta con l’umorismo e l’onestà che l’hanno sempre contraddistinto e consegna alla sua autobiografia la storia di un’incredibile eredità.

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#7 La bellezza non ha prezzo. (2022)

L’autobiografia di Zdenek Zeman

“Non sono mai esploso di gioia, ma ho visto i miei tifosi pazzi di felicità. Non sono mai rimasto a bocca aperta, ma li ho visti emozionarsi. Non mi sono mai messo le mani nei capelli, ma li ho visti disperarsi. Non ho mai avuto un sorriso stampato sul volto, ma li ho visti divertirsi tanto. Eppure dentro, in silenzio, a modo mio, quello che hanno vissuto apertamente loro l’ho vissuto anch’io.” Autentico filosofo del calcio, uomo di Sport senza compromessi e senza mezze misure, allenatore amato ovunque abbia importato le sue idee, fondatore di Zemanlandia, la terra promessa del gol, Zdenek Zeman è un’autentica figura di culto. In cinquant’anni di carriera ha diviso ma soprattutto unito, fatto discutere tifosi e addetti ai lavori, versare i proverbiali fiumi d’inchiostro però mai, prima d’oggi, si era raccontato con la sua viva voce. Mai aveva spiegato il suo calcio e illustrato i suoi metodi di allenamento così in dettaglio, mai aveva parlato in modo così intimo della sua vita fuori dal campo. Lo fa in queste pagine che sono esattamente come lui: profonde, piene di intuizioni folgoranti, divertenti e sincere nel raccontare se stesso e tutto ciò che ha visto e costruito nel mondo del pallone. Dai primi gradoni nel Foggia dei miracoli alla Lazio di Signori, Nesta e di un Nedved scoperto prima di tutti; dalla Roma di un giovanissimo Totti (il “ragazzino”, come lo chiamava il presidente Sensi) al quale Zeman affida le chiavi della squadra e la fascia da capitano, alle battaglie per un calcio lontano dalle farmacie e dagli uffici finanziari, dal doping reale e amministrativo; dal Pescara dei tre gioielli Immobile, Insigne e Verratti (“Ciruzzo”, “Lorenzolo” e “Marcolino”, futuri campioni d’Europa) a oggi. Fra autobiografia e manifesto, “La bellezza non ha prezzo” regala pagine traboccanti di un amore straordinario per il gioco del calcio e per tutto ciò che di più bello può caratterizzarlo: la passione dei tifosi, lo spirito di squadra, la cura dei talenti. È la storia di un uomo – e di un allenatore visionario – che ha sempre anteposto i suoi ideali all’imperativo di vincere.

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#6 Fútbol. Storie di calcio (2014)

Storie assurde raccontate da un genio della scrittura: Osvaldo Soriano

 

Centravanti di buone speranze – “ricordo di aver fatto più di trenta goal in campionato” -, fino a che la carriera calcistica non gli viene stroncata da un incidente, Osvaldo Soriano diviene innanzi tutto cronista sportivo e solo in seguito, con “Triste, solitario y final”, del 1973, uno dei romanzieri più amati e acclamati dell’America latina. Ma questa sua passione per lo sport, e per il fútbol in particolare, non l’ha mai lasciato. Scrive con la stessa passione e lo stesso amore di grandi campioni – uno tra tutti Diego Armando Maradona – e di oscuri portieri, di arbitri improbabili, di allenatori in pensione. Storie di calcio, di memoria, di personaggi indimenticabili, come il figlio di Butch Cassidy o il míster Peregrino Fernández, ma “imperfetti” (come diceva lui stesso), che giocano partite senza fine, contro un avversario o contro la vita. Venticinque racconti di calcio che attraversano l’intera sua produzione letteraria, con sei racconti in più rispetto all’edizione precedente.

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#5 Marcelo Bielsa. Storia, anedoti, metodologia, evoluzione tattica (2021)

Retroscena su Marcelo Bielsa

Attraverso una serie di interviste, ritratti e interventi, più di trenta protagonisti del calcio mondiale, da Guardiola a Pochettino, da Mascherano a Javier Zanetti, da Milito a Burdisso, da De Zerbi a Juric, da Sampaoli a Gallardo, raccontano Marcelo Bielsa, l’uomo più rispettato e adorato del fútbol moderno. Il Loco è il profeta di un calcio diverso per valori e profondità, lavoro e ricerca, “rende degno” il gioco più bello del mondo, come ha scritto Jorge Valdano, per la sua “ossessione etica”. Seguendo il percorso di Bielsa ci interroghiamo sul senso del gioco e della professione di tecnico, sul rapporto con la vittoria e con la sconfitta. Partendo dal calcio e arrivando alla vita. Presente nel testo una curata analisi sull’evoluzione tattica di alcune squadre in cui ha lavorato Bielsa: Newell’s, Argentina, Cile, Athletic Bilbao e Leeds.

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#4 Il maledetto United (2006)

Una storia vera. Un libro (e poi film) di culto.

«Loro sono la sua squadra. Il suo Leeds. Il suo sporco, maledetto Leeds e lo saranno sempre. Non la mia squadra. Mai. Non la mia. Mai. Non questa squadra. Mai.» Nel 1974 l’eccentrico Brian Clough accetta di allenare una delle più difficili squadre del campionato di calcio inglese: il Leeds United. Giocatori altezzosi, in cima alla classifica, ma aggressivi e scorretti. Disposti a tutto pur di vincere. Clough sa che non sarà semplice far funzionare le cose, eppure non rifiuta l’incarico e, spinto da un orgoglio infinito, accetta nella convinzione di poter trasformare il Leeds in una squadra che vince senza imbrogliare. Inizia così la cronaca avvincente e disperata dei quarantaquattro giorni del più carismatico e controverso allenatore del Leeds. Il maledetto United è un romanzo che rimbalza tra passato e presente, paranoia e lucidità, che scava nella realtà e la trasfigura fino a riportarla alla sua essenza più brutale.

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#3 Febbre a 90° (1992)

Probabilmente il miglior romanzo sul calcio mai scritto.

La passione per il football e l’amore per la squadra del cuore possono, si sa, essere così intensi da trasformare radicalmente la vita di un uomo, e così è stato per Nick Hornby, tifoso dell’Arsenal fin da bambino. In “Febbre a 90′” racconta in prima persona, con tono ironico e affettuoso, appassionato e divertito, gli entusiasmi e le depressioni, le impagabili emozioni e le cocenti delusioni vissute da un «ossessionato» del pallone. Una vera e propria «educazione sentimentale» del tifoso, un atto d’amore che può contagiarci per sempre, una vita vissuta ed esplorata attraverso il calcio quando il calcio era la vita.

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#2 Duellanti (2016)

Guardiola, Mourinho e il massimo momento di tensione tra loro.

Nell’aprile del 2011 il Barcellona e il Real Madrid si sfidano per quattro volte in soli diciotto giorni. Una partita di campionato, la finale di Copa del Rey e due incontri che decideranno quale delle due parteciperà alla finale di Champions League. Guardiola ha tutto dalla sua parte. Il Barcellona è il suo passato e il suo presente. È cresciuto in quel club, ha saputo sviluppare in maniera geniale e autonoma gli insegnamenti di Johan Cruijff e ha dato un gioco unico, collettivo e totale alla sua squadra. Mourinho è arrivato al Real dopo l’annata trionfale del triplete interista. Ha strigliato lo spogliatoio, ne ha rotto l’equilibrio imponendosi come leader assoluto e sta tentando con tutte le sue forze di riportare i blancos alle loro antiche glorie. Entrambi hanno i propri soldati in campo. Piqué e Busquets sono l’orgoglio indipendentista catalano, Sergio Ramos la fedeltà alla corona di Spagna. Pepe è il killer freddo e spietato, Messi un ballerino velocissimo, imprendibile, acerrimo rivale di Cristiano Ronaldo. Ognuno darà la vita per la propria squadra, in questa serie di incontri ravvicinatissimi che porteranno la tensione a livelli mai visti su un campo di calcio.

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#1 George Best, l’immortale (2015)

Il romanzo del giocatore più folle (e probabilmente forte) di sempre.

Lo chiamavano “il Quinto Beatle”. Era affascinante, sfacciato, “bello come un attore di Hollywood”, idolatrato dal pubblico femminile. Ma George Best era soprattutto sublime sul campo da calcio, con la sua grazia da ballerino e quei dribbling labirintici con cui stordiva i difensori e incantava i tifosi. Lanciandola con la punta del piede, era capace di infilarsi una monetina nel taschino della giacca. Una volta segnò due reti indossando uno scarpino solo. A ventidue anni, nel 1968, vinse il Pallone d’oro e realizzò un gol decisivo nella finale di Coppa dei Campioni, consegnando l’atteso trofeo nelle mani del leggendario allenatore Matt Busby, che intorno a lui aveva ricostruito il Manchester United dopo il disastro aereo di Monaco di Baviera. Quei trionfi segnarono però l’apice e l’inizio del declino di Best, dell’atleta come dell’uomo, risucchiato troppo presto nella spirale dell’alcolismo e di una spropositata celebrità. Basandosi su materiali d’archivio Hamilton ripercorre la parabola tragica del campione britannico, dall’infanzia nei sobborghi di Belfast alle imprese con la maglia dei Diavoli Rossi, fino alla sua prematura scomparsa, raccontandoci come un esile ragazzino irlandese sia riuscito a diventare, nel giro di poche folgoranti stagioni, il calciatore più forte del pianeta.

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