Caressa ha rifatto la telecronaca del gol di Del Piero nel 2006 in pugliese (VIDEO)

La voce di Fabio Caressa che commenta i Mondiali del 2006 è forse una delle cose più iconiche che il calcio italiano abbia prodotto negli ultimi 20 anni. Tutti, ricordando quelle partite e quei momenti, almeno una volta abbia provato ad imitarlo, ripetendo le sue frasi ed estrapolando le telecronache dei momenti più concitati del torneo, dal gol di Del Piero alla Germania in semifinale fino al rigore calciato da Grosso che ha mandato a casa la Francia e noi sul tetto del mondo.

Di recente però, il buon Fabio ha imitato se stesso, rifacendo la telecronaca del gol del 2-0 contro la Germania in semifinale, ma con accento pugliese. 

Una scena che forse ci saremmo evitati ma della quale ora non riusciamo più a farne a meno, soprattutto per quel finale “Andiamo a Foggia, andiamo a prenderci la Coppa”.

5 motivi (seri) per cui il Marocco è arrivato in semifinale

Hai voglia a parlare di favola, hai voglia a scomodare paragoni illustri e gridare al miracolo: la verità è che questo Marocco si trova alle semifinali dei Mondiali per propri meriti più che per demeriti altrui. E quella che i non addetti ai lavori etichettano come favola, è invece una realtà concreta, che punta a riscrivere la storia di questo sport.

Alla base del fantastico exploit della nazionale nord africana, ci sono però delle basi solide e, forse, non conosciute ai più: oggi proviamo a spiegarvene (almeno) 5.

#1: MISTER VISIONARIO: Walid Regraoui è sicuramente una delle note più liete di questa squadra, e non potrebbe essere altrimenti. Infatti, dopo il fallimento nell’ultima Coppa d’Africa, sono stati proprio i senatori della squadra ad indicarlo alla federazione come giusta scelta per perseguire il sogno mondiale. Il primo obiettivo raggiunto è stato quello di raddrizzare una fase difensiva che faceva acqua da tutte le parti: gli 0 gol incassati da Belgio, Croazia, Spagna e Portogallo in questo caso sono un bel biglietto da visita. L’organizzazione e la fame della squadra sono arrivati di conseguenza; e non è nemmeno scontato incontrare un allenatore che accetti, ovviamente come segno di buon auspicio, di ricevere schiaffi sulla testa da tutta la rosa in caso di vittoria. Spoiler: potrebbe essere questo il motivo della splendida pelata che Regraoui esibisce con orgoglio a favore di telecamera.

#2: INVESTIMENTI PESANTI: nel 2009, a Salè, una delle città più rappresentative del paese, è stata fondata un’Academy Statale interamente dedicata al calcio. L’investimento è stato di quelli pesanti: 13 milioni di euro totali, che però hanno permesso ad un movimento calcistico fino ad allora ancorato al passato, di spiccare il volo verso la modernità. Facendo due conti, 13 anni dopo la Nazionale sta raccogliendo i frutti di questo progetto. Roba che da noi, se tutto va bene, potremo riuscire a vedere fra trent’anni.

#3: ROSA DI QUALITÀ: che questa sia una squadra di miracolati, o di gente che gioca a calcio solamente in serie minori, è una bella bufala. Basta scorrere la rosa per accorgersi che un buon numero di calciatori giocherebbe ben più che titolare nel nostro campionato: oltre ai top player Hakimi e Ziyech, ci sono Bono e El – Nesyri, che da un paio d’anni giocano titolari nel Siviglia, c’è il difensore Aguerd, acquistato dal West Ham in estate per oltre 30 milioni di euro, Mazraoui che sta scalando le gerarchie al Bayern Monaco e tutta una serie di calciatori che, calati nel giusto contesto, riescono ad esprimersi a livelli pazzeschi: Amrabat, Sabiri, Saiss, Boufal: qualità!

#4: MOVIMENTO GLOBALE IN CRESCITA: i numeri legati al calcio in un paese che per questo sport ha una passione sconfinata, stanno assumendo contorni davvero da record. A seguito della fondazione dell’Academy, negli ultimi 13 anni, sono stati costruiti ben 481 nuovi stadi: numeri che, paragonati a quelli europei, fanno capire bene come l’alta natalità di un paese come il Marocco, stia comunque influendo anche a livello sportivo. La certezza che nel futuro questo possa diventare lo sport nazionale, si trova proprio in questi numeri.

#5: SCOUTING DA FIFA: per ovviare il problema dei calciatori con doppia nazionalità, nati in Marocco, ma poi trasferitisi in Europa per cercare fortuna, la Nazionale africana ha creato una rete di talent scout che si occupa proprio di queste questioni. I due paesi più rappresentativi in questo senso sono sicuramente Spagna e Francia, dove sono sempre di più i calciatori che accettano, anche a livello giovanile, di rappresentare quei colori che ricordano le proprie radici.

Non succede, perché non succede… ma se il Marocco riuscisse ad eliminare anche i nostri cugini francesi? Beh la libidine sarebbe totale, anche solo nel caso in cui strappassero i supplementari!

FRANCIA-MAROCCO X2

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10 fenomeni che non hanno mai giocato un Mondiale

In attesa dell’arrivo del 2026 e di un possibile Mondiale che ci vedrà protagonisti, (cosa dite? In che senso mancano ancora più di 1500 giorni?) non ci resta che andare a sviscerare tutte le più strambe top 10 riguardanti i Mondiali di calcio. D’altronde, anche se ci tocca guardare e fare schifo dal divano anche a ‘sto giro, l’importanza della rassegna iridata è troppo grande per tenere la televisione spenta, quindi meglio fare buon viso a cattivo gioco.

Qui sotto troviamo la classifica dei 10 calciatori storicamente più dominanti che, per sfortuna o appartenenza a Stati sfigatissimi, non hanno mai partecipato ad un Mondiale di calcio. Spoiler: ad un certo punto, abbiamo scelto di inserire calciatori forti, ma ignorantissimi a discapito di vecchie leggende ormai dimenticate. Ci sta, la nostra utenza millennials ce lo richiede.

#1: Erling Haaland (Norvegia): può un freak come Erling accettare di trovarsi in questa classifica? Per ora sì, ma con la sua media gol e l’esperienza che sta maturando in Premier League, punta sicuramente ad essere un’icona del Mondiale 2026.

#2: Jan Oblak (Slovenia): che la Slovenia non fosse una delle Nazionali più forti della storia era risaputo. Tuttavia, forte delle parate di uno dei portieri migliori degli ultimi 10 anni e con le urla del Cholo Simeone nelle orecchie, speravamo che un pass-mondiale colmo di clean sheet il buon Jan riuscisse a racimolarlo. 

#3: Eric Cantona (Francia): fra infortuni, squalifiche, liti con la stampa e chi più ne ha più ne metta, King Eric non ha mai partecipato ad un Mondiale, togliendoci la possibilità di vedere un calcio volante fra gli spalti davvero in mondovisione.

#4: Ryan Giggs (Galles): il leggendario gallese ha sempre profuso impegno e sudore per il suo paese, ma il livello medio della squadra, all’epoca in cui il ragazzo scoperto da Sir Alex Ferguson si imponeva nel calcio mondiale, era davvero troppo basso. Peccato, perché se Giggs avesse giocato nell’epoca di Bale, l’attacco gallese avrebbe davvero fatto paura.

#5: George Weah (Liberia): non è mai semplice per un piccolo stato africano qualificarsi al Mondiale. La Liberia di Re George, ci arrivò vicinissima nel 2002, quando per un solo punto fu costretta a dire addio al sogno. Piccola chicca: in Nazionale Weah, essendo il più dotato tecnicamente, non giocava nel suo ruolo naturale, quello di attaccante, ma come libero. Poesia.

#6: Gigio Donnarumma (Italia): vabbè qui purtroppo sappiamo tutti quali sono i due motivi, è inutile infilare nuovamente il dito nella piaga. Poi se qualcuno vuole spiegarci come abbiamo fatto a perdere con la Macedonia del Nord in casa lo ascoltiamo volentieri, ma non garantiamo che la sua incolumità rimanga intatta!

#7: George Best (Irlanda del Nord): nonostante i problemi personali, Best fu convocato dall’Irlanda del Nord in ogni occasione possibile e immaginabile (e vorremmo anche vedere). Tuttavia, anche in questo caso il sogno di partecipare ad un Mondiale si infranse nel 1965 a causa di un pareggio con l’Albania nell’ultima giornata di qualificazione. Che amarezza.

#8: Alfredo di Stefano (Argentina/Spagna): può un calciatore vincitore di 5 Coppe dei Campioni, con a disposizione due diverse esperienze in Nazionale, non riuscire mai a qualificarsi ad un Mondiale? Evidentemente sì. Tanti di noi non erano ancora nati mentre la Saeta Rubia incantava il mondo, ma scorrendo il suo palmares, è davvero difficile farsi una ragione della sua mancata presenza al torneo calcistico più importante del mondo.

#9: Andrey Arshavin (Russia): nel suo prime, Arshavin era un giocatore semplicemente mostruoso, uno di quelli capaci di vincere le partite completamente da solo. E così è avvenuto anche in Nazionale, ma, curiosamente, solo durante gli Europei del 2008 e del 2012; nonostante la classe cristallina, la stella russa non riuscì mai a disputare una partita di un Mondiale.

#10: Radja Nainggolan (Belgio): qui i presupposti per una convocazione al Mondiale c’erano tutte, ma lo scarso rapporto con i commissari tecnici, la sregolatezza e il caratterino non facile hanno impedito al buon Radja di essere convocato per il Mondiale. E ormai, è proprio il caso di dirlo, il suo treno è passato.

Ma secondo voi chi lo vince questo Mondiale in Qatar? Noi ci siamo fatti un’idea che l’attacco Leao-Bruno Fernandes-Bernardo Silva-CR7 sia inarrestabile quindi come outsider ci piace parecchio e ve la consigliamo!

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