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Quando Cassano si ritirò due volte in 3 giorni

C’è chi in tre giorni è morto e risorto e chi ha combinato questa roba qua che stiamo per raccontarvi.

Senza sprecare paragoni illustri, andiamo subito a spiegarvi chi sarà il protagonista di questa storia: Fantantonio Cassano. El Pibe de Bari è uno che non le manda a dire mai e che negli anni si è fatto una sfilza di nemici lunga come i tempi per la decisione sul nuovo stadio di Milan e Inter.

È quindi abbastanza strano che questo episodio sia un po’ caduto nel dimenticatoio.

Ma andiamo con ordine: è l’estate del 2017 e Cassano ritorna sulle prime pagine di tutti i giornali; dopo quasi un anno da fuori rosa alla Sampdoria, è l’Hellas Verona ad offrirgli un’ultima chance.

Redenzione? Rinascita? Ripresa? Redondo?

Beh, l’avventura di Cassano in gialloblu fu realmente tragicomica: dopo circa una settimana di allenamenti nella preparazione estiva, convocò una conferenza stampa per spiegare i motivi che lo spingevano al ritiro dal calcio giocato.

E fin qui, al di là delle motivazioni personali che conosceremo fra poco, tutto ci può ancora stare. Se non fosse che, il giorno successivo, Cassano ritratta dopo un summit con la dirigenza scaligera e torna ad essere a tutti gli effetti un calciatore.

Ma qui arriva il bello: 24 ore dopo, un altro dietrofront; Cassano getta la spugna e questa volta per sempre.

All’epoca la notizia fece giustamente scalpore, anche se non si conoscevano a fondo le motivazioni che avevano spinto uno dei più talentuosi calciatori italiani dell’ultimo secolo ad un teatrino simile.

È stato lo stesso Cassano, qualche tempo fa alla BoboTv, a raccontare tutti i retroscena, che vi riportiamo qui, sbobinati integralmente.

Mi viene da ridere a parlare della mia esperienza a Verona. Setti aveva fatto di tutto per portarmi a Verona e mi aveva anche fatto un contratto molto importante, ma dopo due o tre giorni di ritiro mi accorsi che facevo davvero fatica a correre.

Stavo morendo, così andai da Fusco e da Pecchia e parlai loro molto chiaramente dicendo loro che la squadra fosse scarsa, come dimostra il fatto che poi retrocessero, e che non sarebbe riuscita a fare tre passaggi di fila. Ricordo poi che c’erano Cerci con problemi alla cartilagine e Pazzini con problemi al ginocchio.

Chiamai mia moglie per farmi venire a prendere e lei mi convinse a restare per un altro po’, ma dopo altri due o tre giorni sentii degli insulti da parte dei tifosi e quindi dissi a Pecchia che avevo chiuso perché non ce la facevo.

Andai in conferenza stampa e dissi che me ne volevo andare, il giorno dopo però ci fu un’altra conferenza per fare dietrofront e poi alla fine parlai ancora con Fusco e Pecchia e dissi loro che non me la sentivo a livello fisico e mentale e che inoltre la squadra non mi convinceva, quindi ci abbracciamo e ci salutammo. Ringraziai, non presi un euro e me ne andai. Fu la fine della mia carriera? Dopo ci fu una breve parentesi con l’Entella, ma direi di sì”.

Che dire: Cassano come noi nel 2005 su Pokemon Argento in una grotta piena di Zubat. Così confuso da colpirsi da solo.

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