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Josip Ilicic, un giocatore nato vecchio

Quando nasci in una delle aree più povere e martoriate al mondo, ci sono essenzialmente due opzioni tra le quali scegliere: vivere una vita rischiosa per combattere e difendere il proprio paese, i propri confini e la propria dignità o scappare, il più lontano possibile, alla ricerca di un futuro migliore. 

Alla fine dei conti, la vita di Josip Ilicic non dev’essere stata poi così semplice. La nascita in Bosnia, nel pieno della guerra dei Balcani, la fuga in Slovenia con la famiglia e i problemi che, apparentemente, sembrano svanire con il passare del tempo. Quello che l’attuale centrocampista dell’Atalanta non può sapere però è che la sfortuna, suo malgrado, non ha ancora deciso di abbandonarlo del tutto. 

Al termine di alcuni anni di peripezie tra le serie minori slovene, la svolta arriva nel 2010 quando a ingaggiarlo è il Maribor, che lo acquista per soli 80 mila euro. Per Ilicic sembra l’inizio di una nuova vita ricca di soddisfazioni, che qualche settimana dopo subirà un’impennata del tutto insolita: il Palermo di Zamparini lo nota e decide di investire su di lui ben 2,2 milioni di euro. 

Per il club sloveno è una plusvalenza record. Per il giocatore un sogno che si realizza, dopo aver passato l’intera infanzia a sognare di emulare il suo idolo Shunsuke Nakamura, ai tempi protagonista in Serie A con la maglia della Reggina e del quale Ilicic conservava morbosamente una serie di DVD che ne celebravano le gesta. 

Da quel momento in poi la sua carriera è un’escalation di successi: diventa protagonista con la maglia rosanero, sorprendendo per la classe e la facilità di calcio che esprime di weekend in weekend, si esalta con la maglia della Fiorentina, dove arrivano le prime presenze in Europa, la titolarità e un totale di 138 partite, fino al passaggio nell’estate del 2017 all’Atalanta.

A Bergamo si toglie più di qualche soddisfazione: è tra i protagonisti assoluti della stagione dei record dei nerazzurri, arrivati fino ai sedicesimi di Europa League e colleziona ben 41 presenze totali, segnando 15 gol. Tutto è bene quel finisce bene, si è soliti dire in questi casi. 

Peccato che Ilicic, dopo qualche anno di soddisfazioni, si ritrovi a fare i conti con un brutto male: la scorsa estate infatti viene colpito da un’infezione batterica ai linfonodi del collo e rischia addirittura la morte. 

Il ricovero in ospedale, le cure costanti dei medici e poi quella dichiarazione che spaventa i tifosi: 

“Ho paura ad addormentarmi la sera. Ho paura di non risvegliarmi e non poter rivedere la mia famiglia”. 

Per sua fortuna l’infezione non si aggrava, il recupero procede senza intoppi e lo sloveno torna ad allenarsi con i compagni. Nel 2018 diventa, insieme a Messi e Aguero, non proprio due a caso, uno dei pochi a riuscire nell’impresa di segnare 5 triplette all’interno dell’anno solare, tornando a essere il protagonista che era sempre stato abituato ad essere.

La verità è che Ilicic è un ragazzo umilissimo e fondamentale per il benessere di tutto l’ambiente ma soffre maledettamente tanto il calcio. O meglio, fatica moltissimo a dare continuità alle proprie prestazioni. Il motivo? Ha dei tempi di recupero infiniti. A confermarlo non sono solo i dati statistici e le imprecazioni dei fantallenatori, che passano da un weekend con una prestazione da 8 condita da gol e assist, alla totale dissolvenza che lo porta a sparire dal terreno di gioco. 

Non a caso i compagni lo chiamano “La Nonna”. Un soprannome particolare che però porta con sé una motivazione ben precisa: Ilicic arriva quasi sempre stanco agli allenamenti, soprattutto verso il fine settimane o nei giorni successivi alle partite, quando la sua classica risposta alla domanda “Come stai Josip?” è “Non bene amico, non bene”.

Secondo sua stessa ammissione, è Gasperini l’uomo che gli ha permesso di fare il definitivo salto di qualità. 

“Con lui si lavora bene, ti fa cambiare completamente il metodo d’allenamento ma ti fa rendere il triplo. Con lui mi trovo benissimo”.

Un combattente vero, che ha sempre vinto le sue battaglie personali e professionali. Se c’è un giocatore da prendere come esempio, nell’anno in cui alcuni calciatori fanno i capricci pur di essere ceduti, quello è Josip Ilicic.

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