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7 giocatori che hanno giocato per Napoli e Juventus

Si potrebbe trascorrere una nottata intera a discutere su quale tipo di tradimento calcistico sia il peggiore: c’è chi viene ricordato come Giuda per aver cambiato casacca all’interno della stessa città, chi si è ritrovato fra i piedi una testa di maiale prima di battere un calcio d’angolo dopo essersi trasferito da Barcellona a Madrid, chi ancora ha visto gente in lacrime fermarlo per strada supplicandolo di non accettare l’offerta di uno storico club rivale.

Impossibile in queste situazioni non parlare di calciatori che hanno vestito due maglie così agli antipodi, come quelle di Juventus e Napoli, che sia per la loro posizione geografica all’interno del nostro paese, sia per un modo a tratti clamorosamente opposto di guardare e vivere il calcio, rappresentano proprio due mondi diversi.

Ecco quindi alcuni dei più rappresentativi calciatori che hanno giocato per entrambe le squadre. Attenzione: abbiamo preferito calciatori più “iconici” nel presente, rispetto ad alcuni grandi campioni del passato. In nome dell’ignoranza, come vedrete.

#1: Fabio Cannavaro: fra la sua esperienza a Napoli e l’approdo a Torino, vanno ricordate anche le avventure con Parma e Inter. Ma vedere quello scugnizzo all’ombra della Mole Antonelliana, fu comunque un colpo per tanti. Anche perché è proprio con la maglia bianconera sulle spalle (anche se l’esperienza al Mondiale fu decisiva), che Cannavaro sollevò il Pallone d’Oro.

#2: Salvatore Aronica: qui è dove gli uomini piangono. Già, perché uno dei più famosi mastini capitanati da Mister Mazzarri, divenuto icona di un Napoli pieno di garra e fame agonistica, fece in tempo ad esordire da giovanissimo con la maglia della Juventus, collezionando un’unica presenza. Ma la cosa davvero assurda, è che grazie a quell’annata presente nella rosa bianconera, Aronica vinse Scudetto, Supercoppa Italiana, Coppa Intercontinentale e Supercoppa Uefa.

#3: Gonzalo Higuain: qui ci sarebbe un libro intero da scrivere. Il passaggio dal Napoli alla Juventus fu vissuto dalla piazza partenopea come un vero e proprio affare di cuore. Il Pipita era ormai divenuto a tutti gli effetti un “figlio di Napoli”: perciò il suo trasferimento fu così rumoroso, nonostante i 90 milioni di euro che l’argentino fece arrivare nelle casse del club di De Laurentiis. La magra consolazione per i tifosi napoletani fu che, nonostante i tre scudetti vinti, Higuain non riuscì mai a replicare in bianconero ciò che aveva fatto con la maglia azzurra.

#4: Emanuele Giaccherini: il fedelissimo di Antonio Conte, dopo essere stato messo alla porta da allenatori meno inclini a chiedere ai propri giocatori di spolmonarsi per 90’ sulla fascia destra, decise di accasarsi al Napoli. L’operazione sembrava corretta sotto tutti i punti di vista, peccato però che Giaccherinho all’ombra del Vesuvio non riuscirà a ripetere quanto di buono fatto sotto la guida del tecnico barese.

#5: Fabio Quagliarella: il trasferimento dell’attaccante italiano da Napoli a Torino, non ha solo motivazioni calcistiche. La storia che Quagliarella ha confidato qualche anno fa alle Iene, che parla di stalking, paure e problemi familiari, apre un po’ gli occhi su quello che effettivamente è il “minor” tradimento di tutti. Anche perché il buon Fabio è sempre riuscito a farsi amare da ogni tifoseria che ha rappresentato.

#6: Marcelo Zalayeta: il Panterone uruguagio è stato un attaccante che tendiamo a dimenticare. Eppure, nel suo prime, era davvero un ottimo comprimario per ogni attaccante di categoria. Dopo aver vinto (quasi) tutto con la maglia della Juve, scelse Napoli come una delle tappe conclusive della sua vita calcistica. Gli azzurri erano reduci dalla promozione in Serie A e trovarono in Zalayeta un attaccante e soprattutto un uomo su cui fare sicuro affidamento.

#7 (bonus track): Maurizio Sarri: qui davvero servirebbe il meme del cervello che scoppia. L’annuncio della firma di Sarri per la Vecchia Signora, gettò nel panico e nello sconforto un popolo intero. Lui, il comandante, il simbolo, il padre di un popolo intero, che sceglie di accasarsi presso il nemico giurato. E fu proprio il contrasto fra l’ideologia sarrista che aveva dominato Napoli nel biennio precedente e lo stile Juve che gettò le prime ombre su questo trasferimento. Le successive, culminate con l’esonero dopo una sola stagione alla guida della squadra, esplosero prepotenti nonostante la vittoria del campionato. Insomma, un matrimonio che non s’aveva da fare.

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