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5 cose che non sai su Matteo Gabbia

Se cercate sul dizionario la parola “sicurezza”, probabilmente non troverete lì accanto la faccia di Matteo Gabbia da Busto Arsizio: di lavoro da fare, per essere considerato davvero un difensore centrale decisivo ce ne è ancora tanto. Tuttavia, alla voce “attaccamento alla maglia” o “umiltà”, potreste senza dubbio trovare il numero 46 rossonero, che nelle ultime uscite stagionali sta trovando spazio e minutaggio proprio come un vero titolare. Ed è per questo che oggi vi raccontiamo qualche aneddoto interessante su di lui!

#1: MEDIANACCIO: prima di arretrare il suo raggio d’azione, Gabbia era un centrocampista. Non certo un numero 10, quanto più un rubapalloni alla Gattuso; tuttavia, in quel Milan primavera di cui Gabbia era pilastro fondamentale, i centrocampisti erano paradossalmente troppi; per questo motivo, il responsabile della primavera Filippo Galli lo arretrò sulla linea difensiva. Da lì, nessuno lo ha più schiodato.

#2: BIMBO DI MONTELLA: l’esordio di Matteo Gabbia ricorderà ai tifosi rossoneri un periodo agrodolce, in cui il Milan di Vincenzo Montella sembrava davvero poter spiccare il volo da un momento all’altro. Contro Shkendja, nel turno di ritorno del preliminare di Europa League, il giovane difensore entrò in campo a soli 17 anni, facendo coppia in difesa con il capitano rossonero….Leonardo Bonucci. Sì, insomma, a rileggerla ora questa è una frase che fa davvero ridere.

#3: LA MAGLIA NON LAVATA: cosa c’è di più bello per un bambino che indossare giorno e notte la maglia del proprio idolo? Probabilmente nulla. E anche per il giovane Matteo Gabbia, che ancora non sapeva che sarebbe diventato un calciatore del Milan, quella casacca di Shevchenko aveva un valore ben più che simbolico, come testimoniano le sue parole: “La prima maglia da calcio da bambino la conservo ancora a casa, per me è come un cimelio. Ci sono molto affezionato: me la regalarono i miei genitori, era una maglia di Shevchenko. Ogni volta che era pulita o non troppo sporca la mettevo per giocare nel cortile di casa mia o all’oratorio. Era sempre un’emozione indossare la maglia del Milan.

#4: ROSSONERO SEMPRE: ci sono certe parti di quel copione che alcuni chiamano vita, che davvero sembrano scritte a tavolino. Pensate che nell’unica parentesi extra Milan, Gabbia, da sempre tifoso rossonero, ha militato fra le fila della Lucchese, in Lega Pro. Anche lì, nemmeno a farlo apposta, i colori sociali erano il rosso e il nero. Perciò davvero non si può dire che i colori del Milan non gli siano tatuati sulla pelle!

#5: IL NUMERO DI MAGLIA: Si sa, che quando un ragazzo proveniente dalla primavera si approccia alla prima squadra, spesso gli viene assegnato un numero di maglia fra gli ultimi disponibili, magari quelli già stampati sulle casacche di allenamento. Si poteva fare lo stesso ragionamento per il 46 di Gabbia, che invece ha spiegato che quelle due cifre ricordano l’anno di nascita di sua nonna, a cui è tutt’ora molto legato. Ora non possiamo far altro che desiderare un’altra esultanza alla Florenzi con bacio alla nonna annesso.

Noi la buttiamo lì: ma se fosse il week end giusto per trovare anche il suo primo gol in Serie A? Di certo farebbe un regalo a sé stesso, ma anche a noi! 

MILAN-MONZA GABBIA PRIMO MARCATORE

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