La nuova vita di Lulic

Tantissimi giocatori hanno indossato e onorato la storica maglia della Lazio, scrivendo pagine indelebili del gioco del calcio con lo stemma dell’aquila sul petto. Pochi, però, possono dire di aver raggiunto il livello di venerazione di cui gode Senad Lulic. Il suo gol decisivo nella finale di Coppa Italia del 2013 contro la Roma lo ha posizionato per sempre a livello “divinità” per tutti i tifosi della Lazio.

E quando al termine della stagione 2020/21, con 371 presenze all’attivo in maglia biancoceleste ha deciso di salutare la Capitale, era chiaro a tutti che sarebbe stato impossibile ricreare con un altro club ciò che era avvenuto con quello di Lotito. Dopo un anno di inattività, il centrocampista bosniaco ha quindi annunciato il suo ritiro ufficiale.

E ora?

Come tanti ex calciatori, Lulic ha intrapreso la strada che lo porterà verosimilmente a diventare un allenatore: al contrario di tanti, però, rimane con i piedi per terra, dedicando tanto tempo alla propria famiglia e lavorando con grande tranquillità sul fronte “futuro”. Chi lo ispira? A suo dire, tutti i migliori mister avuti negli anni di militanza nella Lazio: da Inzaghi a Reja, passando per Pioli e Petkovic.

Tornando invece al futuro più…prossimo, pare ormai certa la sua presenza in tribuna per la prossima gara di campionato, che vedrà la Lazio (già aritmeticamente qualificata alla Champions League) vedersela con la Cremonese (già aritmeticamente retrocessa).

Il motivo?

Proprio in quella giornata sarà celebrato il decennale del gol in finale di Coppa Italia che ha contribuito a renderlo un’icona biancoceleste.

Tutto rose e fiori fra Lulic e Lotito, quindi?

Non proprio: infatti il bosniaco qualche mese fa, nel corso di un’intervista, si è mostrato risentito per il trattamento ricevuto dalla società nel momento del suo addio: il calciatore infatti, aveva stretto i denti a quasi 36 anni per una stagione intera, giocando con infiltrazioni alla caviglia a causa di un’infezione avvenuta per colpa di un’infezione batterica.

Il mancato rinnovo di contratto, comunicato da Tare in maniera asettica e impersonale, fu definito dalla stampa parte del progetto di “svecchiamento” della rosa.

Verissimo, per carità, anche se poi pochi mesi dopo il sostituto acquistato fu Pedro, di un paio di anni più anziano di Lulic.

Insomma: con la Lazio e il suo presidente non si può mai stare tranquilli. Ma siamo sicuri che sabato, in occasione della partita, entrambi riusciranno a sotterrare l’ascia di guerra, memori di quello storico pomeriggio che rimarrà per sempre impresso nella mente di tutti i tifosi laziali.

Finale Coppa Italia 2013: il giorno più brutto della vita di PSY

Il 26 maggio 2013 ha cambiato la storia del derby di Roma. Lulic ha regalato alla Lazio una storica vittoria nell’unico derby della Capitale con in palio (almeno fino ad oggi) un trofeo. Quel giorno però non verrà dimenticato neanche da PSY, ballerino e rapper sudcoreano. Ve lo ricordate, sì?  È il protagonista della canzone Gangnam Style, quella che nel 2012 ha conquistato tutte le classifiche mondiali. E pensare che quel 26 maggio, l’ospite d’onore all’Olimpico era proprio lui. Si trovò però al posto sbagliato al momento sbagliato. Lo dimostrarono le bordate di fischi che collezionò da entrambe le tifoserie, insolitamente unite contro il povero PSY, professionale nonostante tutto. In fondo c’entrava poco con il contesto, come ammise lui stesso alla vigilia della partita.

Azzardò anche un “grazie” alla fine. Fu la sua performance più difficile, pochi dubbi. Lui dopo la prese bene (eufemismo). Cancellò infatti il tour italiano, il giorno successivo non si presentò negli studi di Radio Deejay per presentare l’evento. Più avanti ammetterà di aver compreso la reazione dei tifosi di Roma e Lazio, che «volevano vedere solo la partita in quanto una finale, non un artista coreano che apparentemente non aveva niente a che fare con l’evento».

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