Che lavoro facevano i giocatori prima di mantenersi con il calcio?

Il Primo Maggio in molti paesi del mondo si celebra la Festa dei Lavoratori.

Nata in origine per la riduzione della giornata lavorativa, ogni anno in questa giornata è buona cosa ricordarsi quanto siano fondamentali i nostri diritti nell’ambito lavorativo.

Non importa quale mansione si ricopra: l’importante è essere tutelati e soprattutto orgogliosi di ciò che facciamo quei 5/6 giorni (in alcuni casi persino 7) alla settimana per poterci garantire un presente ed un futuro migliore.

È vero, il calcio professionistico ha sicuramente un’ottima retribuzione per svolgere una mansione che molto spesso è la passione di chi questo sport lo ha sempre amato, anche quando non poteva mantenercisi.

E infatti sono tanti i giocatori che, prima di far diventare il calcio il proprio lavoro, hanno fatto lavori umili per continuare a giocare a pallone.

Oggi vi mostriamo cosa facevano alcuni giocatori prima di diventare dei calciatori.

Jamie Vardy: dal fare l’operaio in un’azienda di apparecchi ortopedici a vincere la Premier League con il Leicester il passo è stato lungo, ma ad oggi rappresenta uno dei modelli di riferimento più iconici di chi nella vita ci ha sempre creduto.

Miroslav Klose: forse non tutti sanno che l’attaccante tedesco, qualche anno prima di debuttare ai Mondiali del 2002 con una tripletta, faceva il carpentiere.

Carlos Bacca: se tutti se lo ricordano per la sua esperienza al Milan e la più vittoriosa al Siviglia, non tutti ricordano che a 20 anni in Colombia faceva il pescatore prima e il controllore poi.

Ezequiel Lavezzi: rimanendo in Sud America, il Pocho faceva l’elettricista prima di trasferirsi in Europa per giocare nel Napoli.

Javier Zanetti: ed anche il Pupi, prima di diventare una bandiera dell’Inter, faceva il muratore.

Christian Riganò: stessa mansione da impastatore di malta per l’ex attaccante del Messina, che a differenza di Zanetti il muratore lo fa ancora da quando ha smesso di giocare.

Moreno Torricelli: vinse una Champions League con la Juventus nel lontanissimo 1996, ma prima di arrivare a lavorare per la Vecchia Signora,“Geppetto” faceva il falegname.

Dario Hubner: l’alterego italiano di Klose è Darione Hubner, che anch’esso da giovane faceva il carpentiere.

Riccardo Zampagna: se sei cresciuto come attaccante di provincia è normale che ti sei fatto le ossa lavorando, infatti anche Zampagna faceva il tappezziere prima di diventare professionista.

Mauro Icardi: beh, anche chi è diventato una star, perché Icardi quando muoveva i primi passi nel calcio, come raccontato nella sua biografia, fece prima il parcheggiatore e poi il pasticciere.

Junior Messias: per sostenere il reparto d’attacco bisogna mettersi la squadra sulle spalle e Messias prima di far questo trasportava frigoriferi come fattorino.

Beto: chiudiamo con l’ex attaccante dell’Udinese che a 18 anni lavorava da KFC.

Stasera tra l’altro ci godremo un bel match europeo con un’italiana in campo.

BETIS SIVIGLIA-FIORENTINA X+GOAL

Planetwin365: 5,25

William Hill: 5,15

Snai: 5,00

Noi giocheremo questa bolla su Planetwin365che offre una quota piuttosto alta e soprattutto un interessante bonus di benvenuto per i nuovi registrati. Vi ricordiamo che le quote possono essere soggette a variazioni con l’avvicinarsi delle partite. Di seguito vi mostriamo la comparazione dei bonus di benvenuto offerti dai vari bookmakers:

500€ BONUS BENVENUTO

pastedGraphic.png

pastedGraphic_1.png

300€ BONUS BENVENUTO

pastedGraphic_1.png

Gli 11 giocatori che hanno vinto Champions e Mondiale nella stessa stagione

La finale di Champions League incombe. Fra chi si è già tatuato il triplete sul polpaccio (sponda Ciy) e chi non dorme da quattro settimane per la tensione (sponda Inter); l’appuntamento è ormai imminente.

Julian Alvarez e Lautaro Martinez, che potrebbero decidere la finalissima con un gol, sono a caccia di un riconoscimento che pochissimi calciatori nella storia sono riusciti ad ottenere: quello di vincere nello stesso anno Mondiale e Champions League.

Accanto a Leo Messi che solleva la Coppa, infatti, c’erano anche loro due: il Toro e l’Arana. Ma chi prima di loro aveva raggiunto un traguardo così prestigioso?

1. Sepp Maier (portiere): nonostante non fosse biondo, trasudava “tedeschitudine” da tutti i pori: campione del Mondo con la Germania e d’Europa con il Bayern Monaco nel 1974

2. Paul Breitner: (difensore): nato come centrocampista, ha seguito per numerosi anni le grida del portiere sopracitato spostandosi poi sulla linea di difesa. Ha accompagnato Maier nel grande doppio trionfo del 1974.

3. Hans-Georg Schwarzenbeck (difensore): vorremmo dire che i tedeschi e in generale il binomio Bayern Moncaco – Germania del ‘74 hanno finito di occupare questa classifica, ma purtroppo staremmo dicendo solo una vile bugia. Eccone un altro, sempre sulla linea di difesa.

4. Franz Beckenbauer (difensore): questo almeno è una leggenda veramente inscalfibile. Da segnalare fra l’altro che i Mondiali vinti da questo difensore sono stati addirittura due, (1974 e 1990).

5. Uli Hoeness (attaccante): dai, ci siamo quasi, la generazione d’oro tedesca è quasi terminata, tenete duro. Questo almeno era uno che la buttava dentro e che non spaccava menischi a colazione, pranzo e cena.

6. Gerd Muller (attaccante): Der Bomber è da sempre ritenuto uno degli attaccanti più forti della storia del calcio. 730 gol in 788. Un Haaland dell’anteguerra, insomma.

7. Jupp Kapellmann (centrocampista): Alè, ci siamo, ce l’abbiamo fatta. Questo è l’ultimo del magico binomio Germania + Bayern Monaco del ‘74. Onesti? Non lo conoscevamo; ma scarso non lo era di sicuro.

8. Christian Karembeu (centrocampista): un incredibile passaggio alla Sampdoria è stato sicuramente formativo per farlo arrivare carico come una mina al 1998, anno in cui sollevò la Champions League con il Real Madrid e la Coppa del Mondo con la Francia.

9. Roberto Carlos (difensore): giocatore simbolo del Real Madrid e del Brasile dei fenomeni, per lui l’anno d’oro è stato il 2002: prestazioni indimenticabili, giocate sontuose e galoppate leggendarie. Di calciatori così, non ne nascono proprio più.

10. Sami Khedira (centrocampista): ritorna la vecchia scuola tedesca, ma questo quantomeno è uno di quei mastini di centrocampo che si ricordano bene. Ha vinto tanto anche con la Juve, ma sicuramente il suo anno fu il 2014: vittoria con la Germania e con il Real Madrid.

11. Raphael Varane (difensore): l’ultimo giocatore a raggiungere questo doppio grande traguardo è Raphael Varane, che nel 2018 ha sollevato la Champions da protagonista con i Blancos e il Mondiale con la Francia.

La nuova vita di Lulic

Tantissimi giocatori hanno indossato e onorato la storica maglia della Lazio, scrivendo pagine indelebili del gioco del calcio con lo stemma dell’aquila sul petto. Pochi, però, possono dire di aver raggiunto il livello di venerazione di cui gode Senad Lulic. Il suo gol decisivo nella finale di Coppa Italia del 2013 contro la Roma lo ha posizionato per sempre a livello “divinità” per tutti i tifosi della Lazio.

E quando al termine della stagione 2020/21, con 371 presenze all’attivo in maglia biancoceleste ha deciso di salutare la Capitale, era chiaro a tutti che sarebbe stato impossibile ricreare con un altro club ciò che era avvenuto con quello di Lotito. Dopo un anno di inattività, il centrocampista bosniaco ha quindi annunciato il suo ritiro ufficiale.

E ora?

Come tanti ex calciatori, Lulic ha intrapreso la strada che lo porterà verosimilmente a diventare un allenatore: al contrario di tanti, però, rimane con i piedi per terra, dedicando tanto tempo alla propria famiglia e lavorando con grande tranquillità sul fronte “futuro”. Chi lo ispira? A suo dire, tutti i migliori mister avuti negli anni di militanza nella Lazio: da Inzaghi a Reja, passando per Pioli e Petkovic.

Tornando invece al futuro più…prossimo, pare ormai certa la sua presenza in tribuna per la prossima gara di campionato, che vedrà la Lazio (già aritmeticamente qualificata alla Champions League) vedersela con la Cremonese (già aritmeticamente retrocessa).

Il motivo?

Proprio in quella giornata sarà celebrato il decennale del gol in finale di Coppa Italia che ha contribuito a renderlo un’icona biancoceleste.

Tutto rose e fiori fra Lulic e Lotito, quindi?

Non proprio: infatti il bosniaco qualche mese fa, nel corso di un’intervista, si è mostrato risentito per il trattamento ricevuto dalla società nel momento del suo addio: il calciatore infatti, aveva stretto i denti a quasi 36 anni per una stagione intera, giocando con infiltrazioni alla caviglia a causa di un’infezione avvenuta per colpa di un’infezione batterica.

Il mancato rinnovo di contratto, comunicato da Tare in maniera asettica e impersonale, fu definito dalla stampa parte del progetto di “svecchiamento” della rosa.

Verissimo, per carità, anche se poi pochi mesi dopo il sostituto acquistato fu Pedro, di un paio di anni più anziano di Lulic.

Insomma: con la Lazio e il suo presidente non si può mai stare tranquilli. Ma siamo sicuri che sabato, in occasione della partita, entrambi riusciranno a sotterrare l’ascia di guerra, memori di quello storico pomeriggio che rimarrà per sempre impresso nella mente di tutti i tifosi laziali.