Quando Vucinic contribuì a cambiare il regolamento rimanendo in mutande dopo un gol

Tutti abbiamo in mente l’immagine iconica di Vucinic in mutande sotto la curva all’Olimpico, dopo aver segnato il gol del 3-2 al 90′ di Roma-Cagliari.

E se questo episodio è un ricordo troppo distante nei cassetti della vostra memoria, ricorderete lo stesso gesto, sempre ad opera di Mirko, in un Juventus-Pescara del 2013.

Prima di lui, erano state rare le volte in cui abbiamo visto giocatori esultare togliendosi i pantaloncini, tanto che il regolamento fino a quel momento prevedeva di punire con l’ammonizione solo l’esultanza di un giocatore che si toglieva la maglietta.

Vucinic in questo senso ha creato un precedente con quello spogliarello sotto la Sud in Roma-Cagliari, perché fino a quel momento non era espressamente prevista l’ammonizione se si fosse rimasti in mutande, tanto che lui in quell’occasione venne ammonito per essersi tolto la maglia ma non per i pantaloncini (altrimenti sarebbe stato espulso).

Dopo quell’episodio, intervenne addirittura Collina, spiazzato da questa casistica che non era ancora mai stata presa in considerazione dal regolamento: «Non avevamo pensato che ci si potesse togliere anche i pantaloncini.
Per analogia, essendo i pantaloncini un indumento di gioco, si potrebbe considerare un gesto punibile. In generale, però, viene punito il gesto dello spogliarsi in campo.»

Sostanzialmente: Vucinic voleva fottere il sistema, il sistema alla fine ha fottuto tutti quanti. Ma è stato bello, grazie Mirko.

Yildiz come Del Piero: il gol fotocopia contro il Borussia Dortmund a 30 anni di distanza (VIDEO)

Ieri sera, quando Kenan Yildiz ha messo all’incrocio quel tiro a giro ognuno di noi ha pensato almeno per un istante una cosa tipo “cazzo, lo ha fatto ancora”.

La mattonella, il modo di rientrare e calciare, la palla che prende una traiettoria che vista al replay sembra seguire una parabola illogica, quasi come se ogni volta che vediamo un tiro così nonostante siano tanti anni che guardiamo il calcio in tv, ancora ci chiediamo come sia possibile.

Per la Juventus quel gol di Yildiz è stata comunque un’illusione momentanea, cancellata qualche secondo dopo dal gol del 2-1 del Borussia Dortmund, seguito poi dal terzo e dal quarto gol per la squadra ospite. Insomma, quella che sembrava una semplice serata no per la Juve si stava tramutando in un incubo con un risultato decisamente pesante davanti al pubblico di casa. Questo almeno fino a quando non è entrato Vlahovic che grazie a due gol e un assist, ha decisamente contributo a spaccare la partita. Ma al di là di ripercorrere momenti che ci hanno costretti al respiratore, torniamo a noi e a quel gol di Yildiz.

Nel post partita a intervistarlo dallo studio, c’era Alessandro Del Piero. Non è un mistero che Yildiz si ispiri a lui, e nel giro di 2 minuti dal gol segnato, sui social hanno iniziato a circolare video di un gol identico segnato da Del Piero esattamente 30 anni prima contro il Borussia Dortmund. Stessa squadra, quasi stessa data a distanza di 30 anni, quasi lo stesso identico gol. A guardarli bene, ciò che differenzia l’uno dall’altro è il modo in cui entrambi sono arrivati alla preparazione al tiro, mentre la parabola è pressoché la stessa al netto di una potenza un po’ più alta su quello di Yildiz.

Fare paragoni alla lunga è una cosa che può portare a logorare il dibattito e ridurlo sempre alle solite cose, ma chiunque non riesca a scorgere l’assurda similitudine che ci si ripresenta puntualmente tra questi due, mente a sé stesso.

Del Piero fa un assist da fuoriclasse a 50 anni al Legends Charity Game (VIDEO)

Ieri a Lisbona si è giocato il Legends Charity Game, una partita di beneficenza che ha visto di fronte le leggende del Portogallo e una selezione di leggende mondiali. Davanti a uno stadio strepieno, tra applausi e nostalgia, a vincere sono stati i padroni di casa con un netto 4-1.

L’unico gol segnato dalle World Legends porta la firma di Michael Owen, ma a far notizia non è tanto la rete, quanto l’autore dell’assist che l’ha resa possibile: Alessandro Del Piero.

Con un filtrante preciso tra i due difensori centrali, leggendo in anticipo il movimento di Owen, Del Piero ha confezionato una giocata che ha ricordato a tutti perché è stato – ed è ancora – un fuoriclasse assoluto. In un calcio moderno dove spesso prevale il possesso orizzontale, lui ha visto e scelto lo spazio che la maggior parte dei giocatori di oggi non avrebbe nemmeno intuito, o al massimo avrebbe preferito non rischiare.

A 50 anni, con la stessa eleganza di quando indossava la maglia numero 10 della Juventus e della Nazionale italiana, Del Piero continua a insegnare che il talento vero non perde mai lo smalto.

Aaaaah, come gioca Del Piero.