Scritto da: Cesare Milanti
Che cosa vi viene in mente se sentite parlare di “San Francisco”? Forse il Golden Gate; gli appassionati di criminologia potrebbero azzardare “Alcatraz” come risposta. Quello che è certo è che nessuno risponderebbe: “San Francisco, cerca de Córdoba y Santa Fe.”, a meno che non abbiate la verdadera sangre argentina. Questo perché la modesta cittadina di San Francisco, situata nella zona nord-orientale del Paese, dalle nostre parti non è affatto conosciuta, se non fosse per una piccola comunità piemontese stanziatasi in quel tranquillo centro abitato durante uno dei tanti cicli migratori dei nostri connazionali verso le Americhe.
Nel corso della sua storia, l’Argentina è stata terra di conquista, terra di contaminazioni e mix di culture, tradizioni e passioni, una su tutte il fútbol: quello sport ha da sempre fatto impazzire qualsiasi argentino, nel bene e nel male; le rivalità calcistiche tra i club del Paese non si contano sulle dita delle mani, ma tutti, tifosi del River e del Boca, del Racing e dell’Independiente, si uniscono quando scende in campo la Nazionale, l’Albiceleste. Ed è proprio quello che successe anche a San Francisco durante i mondiali di Italia ‘90, nella casa di una di quelle famiglie argentine di origini piemontesi: i Sala. Pochi mesi dopo la dolorosa sconfitta dell’Albiceleste, a casa Sala si tornava a sorridere: il 31 ottobre nasceva Emiliano, in un paesino vicino a San Francisco, Cululú.
Il piccolo Emiliano cresce con il gol nel sangue, sulle orme del suo idolo, il Re Leone Batistuta, che in Italia faceva impazzire i tifosi della Fiorentina a suon di reti decisive; a soli 10 anni il piccolo centravanti della famiglia Sala viene ingaggiato da una scuola calcio del Bordeaux, che cercava talenti in Sud America. Il risultato? È una macchina da gol: segna partendo dalla trequarti, in area di rigore, segna di testa, di destro o di sinistro. Segna.
Il Bordeaux lo lascia crescere a casa sua e lui segna, segna e sogna. Sogna di diventare come Batigol, sogna di far impazzire i suoi tifosi negli stadi francesi; il suo approdo in Europa avviene nel 2010, ovviamente al Bordeaux. Da quel giorno gira mezza Francia gonfiando centinaia di reti: va all’Orléans, al Niort, al Caen e al Nantes, dove si consacra come vero bomber.
Emiliano è soddisfatto della sua carriera, ma pensa di meritarsi una chance in un campionato più competitivo: la Serie A è sempre stato il suo campionato preferito grazie a Batistuta, ma anche la Liga non sarebbe stata male. La chiamata arriva dal Galles, dalla Premier League. Lo vuole il Cardiff, che cerca un attaccante per uscire dalla zona retrocessione; lo vogliono talmente tanto che Sala è l’acquisto più costoso della storia del club gallese.
Dopo aver salutato i compagni, il 21 gennaio 2019 Emiliano si imbarca su un piccolo jet privato per iniziare la sua nuova avventura nel campionato inglese; prima di partire manda un audio vocale su Whatsapp ai suoi amici. Non è tranquillo, anzi: l’aereo sembra cadere a pezzi e il messaggio si conclude con un emblematico “que miedo que tengo”; l’aereo scompare, di Emiliano non c’è traccia. 14 giorni dopo, un sonar individua i resti del velivolo e, inevitabilmente, viene identificato un corpo.
Emiliano è morto due giorni dopo il trasferimento che gli avrebbe cambiato la vita, il contratto atteso fin dai primi palleggi nei campi di San Francisco; è una sconfitta, sotto tutti i punti di vista. Ma è una sconfitta inusuale: qui non c’è un’altra squadra che vince, tutti perdono. Triplice fischio, la partita di Emiliano è finita.
CESARE MILANTI
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".