Scritto da: Cesare Milanti
Chi se lo aspettava che gli stesse meglio il rosso che l’azzurro, accanto al nero? Oppure, facendo un ulteriore passo indietro nel tempo, chi se lo aspettava che da San Severino Marche sarebbe arrivato ad infiammare San Siro? Di storie come la sua ce ne sono a bizzeffe, ma quando stanno per terminare portano sempre via una dose consistente di malinconia; Jack Sparrow lascia il porto rossonero, questo è quasi certo: ripercorriamo il viaggio di Bonaventura, tra burrasche d’infortuni ed onde cavalcate sulla scia dello spirito di sacrificio.
Osservato
Tutto parte da un ringraziamento, forse mai effettuato ma al contempo dovuto. Jack dev’essere grato a Nedo Sonetti, ex calciatore ed allenatore che ha girato la quasi totalità dei campi della Penisola; all’inizio degli anni ’80, Nedo allena la Sambenedettese, tra la C1 e la Serie B. è in quel periodo che chiama in società un certo Antonio Bongiorni, attaccante ritiratosi da poco, per dargli il ruolo di talent scout della società ligure. Beh, ma in tutto ciò cosa c’entra Giacomo? Ci arriviamo.
Bongiorni, dopo l’avventura alla Sambenedettese, si trasferisce in un piccolo paesino nella provincia di Pistoria, Massa e Cozzile: entra nell’organigramma della compagine del paese, la Polisportiva Margine Coperta. È qui che fa il suo ingresso nella storia il buon Jack, che con la maglia del Tolentino, a qualche mese dalla maggiore età, viene notato da Bongiorni, che lo tessera; quello che non sa, però, è che è destinato ad un vivaio ben più florido.
Nerazzurro
La Polisportiva Margine Coperta, infatti, è una società satellite dell’Atalanta, che nota il ragazzo e se lo porta a Zingonia; ed eccoci alla prima, catartica, domanda: anni prima del rossonero, sulla cute di Bonaventura brillava il nerazzurro atalantino. Debutta in Serie A il 4 maggio 2008, in un’Atalanta-Livorno terminata 3-2; il talento c’è, ma gli manca l’esperienza: viene mandato in prestito al Pergocrema, in Prima Divisione, dove segna la sua prima rete da professionista. L’avversario? Ovviamente gli dei del calcio non si dimenticano di certe storie, perciò la rete gonfiata è quella della Sambenedettese, la squadra dove Giordani aveva iniziato a lavorare come talent scout: niente è dato per scontato.
Il suo percorso di gavetta continua in Veneto, dove si fa notare nella serie cadetta con il Padova. Sa che il suo momento sta per arrivare, lo sente: per questo motivo cerca di farsi trovare sempre pronto, come nello scontro per la salvezza dei biancoscudati contro la Triestina, dove sigla anche un gol. Poi, il ritorno a Bergamo; non fa in tempo a scendere in campo che le intenzioni della società risuonano come un eco nella valle: rinnovo del contratto fino al 2015, il ragazzo va blindato.
Dopo il tap-in di Pergocrema-Sambenedettese ed il gol cruciale di Padova-Triestina, arriva anche la prima marcatura in Serie A; i fischi del San Paolo si ammutoliscono sul sinistro incrociato di Bonaventura, che cade in ginocchio per godersi il momento: lo spettacolo deve ancora iniziare, ma Jack sembra già soddisfatto così.
A Bergamo sarà l’opzione offensiva inaspettata, il centrocampista che sfrutta gli spazi e vi si inserisce per colpire le retroguardie avversarie; svaria tra gli esterni e la porzione centrale del campo, ruotando attorno a Maxi Morález e Germán Denis: è l’arma segreta di Colantuono, ma ben presto il suo nome inizia a circolare nelle riunioni delle grandi squadre. Finché non arrivano quelle ore del 31 agosto 2014, una corsa contro il tempo che cambia l’azzurro con il rosso…
Beffa ai cugini
“L'acquisto di Bonaventura è una delle cose più anomale che mi sia successa in 29 anni di mercato. Il giocatore era già a Milano, perché comunque sia la sua destinazione era questa. C'erano Percassi, il giocatore e il suo agente e gli ho detto di venire. Non abbiamo fatto le visite mediche, ho chiamato il medico dell'Atalanta che mi ha detto che doveva mandare i dati ad un'altra società di Milano... Alla fine è andata in porto”. Parola di Adriano Galliani, autore della beffa ai cugini nerazzurri: Bonaventura non avrebbe dovuto cambiare i colori sociali, ma la tela del futuro aveva predisposto solamente una vernice rossonera.
Per quanto concitato ed anomalo, il suo acquisto si rivelò a dir poco azzeccato: nelle prime due stagioni sulla sponda rossonera del Naviglio, Bonaventura colleziona 13 reti e 15 assist in 66 presenze complessive: non cambia molto dall’avventura bergamasca, con la pressione di San Siro che, invece di scalfirlo, lo esalta. Alla fine, però, è impossibile voltare le spalle al passato, come dimostra nella doppietta rifilata al suo vecchio cuore nerazzurro:
È quello che starà pensando in questi giorni, tra l’incertezza sul ritorno in campo ed un futuro costellato da punti interrogativi. Il grave infortunio al ginocchio occorso nell’ottobre 2018 l’ha messo ai margini del suo Milan, che sta cercando una nuova sistemazione per il ragazzo schivo in grado di mettersi sulle spalle il Meazza. Si parla di un arrivo nella Torino granata e si vocifera di un interessamento del Napoli, squadra alla quale ha siglato reti del genere:
La destinazione, al momento, rimane ignota. La sensazione, però, è che dal porto rossonero l’abbiano costretto a mollare l’ancora; il Milan lascia andare il suo secondo marcatore del decennio, un centrocampista capace di adattarsi alle esigenze della squadra, senza lasciare la minima ed imperturbabile immagine di sconforto.
Jack Bonaventura cerca un’altra banchina dove accasarsi: chi se lo aggiudica, nonostante tutto, può contare su un condottiero.
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".