Scritto da: Cesare Milanti
Lo scorso 13 marzo, in casa Chelsea devono essersi preso uno spavento non indifferente. Tramite i propri canali social, uno dei giovani più promettenti della scuderia Blues raccontava di aver contratto il Coronavirus, quando ancora in Inghilterra non ci si preoccupava a sufficienza di una piaga sanitaria che, al momento, sta mettendo in ginocchio la popolazione globale. Fortunatamente, quel talento londinese è riuscito a sconfiggere il mostro invisibile che l’aveva colpito: ecco il suo racconto, parola a Callum Hudson-Odoi.
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“Pensavo fosse solo febbre”
Il 19enne fantasista britannico si è confidato ai canali ufficiali della compagine guidata da Frank Lampard, ammettendo di aver sottovalutato (inizialmente) la gravità della situazione: “Tre settimane fa ho sentito un leggero aumento della temperatura e ho pensato che fosse un po’ insolito. Il giorno dopo, però, mi sentivo bene: credevo fosse solo un po’ di febbre, ma chiaramento dopo ho scoperto che non lo era”.
Dopo una battaglia combattuta dentro le mura domestiche, la giovane ala sinistra del Chelsea è riuscita ad abbattere il Covid-19, mentre le istituzioni britanniche non hanno ancora dato disposizioni ufficiali per contenere il contagio della malattia. Callum, però, non ce l’ha fatta esclusivamente da solo: “Ora mi sento benissimo. Devo ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine, compresi i miei compagni di squadra che mi hanno sostenuto ogni giorno: è bello sapere che sono dietro di te, ti supportano, monitorano il tuo benessere e ti incoraggiano”.
Infine, il racconto di Hudson-Odoi si conclude con uno speranzoso auspicio per il futuro della sicurezza e del calcio mondiale: “Voglio tornare a giocare al più presto. Al momento, però, l’unica cosa che conta è sconfiggere questa malattia: vogliamo che tutti siano al sicuro. Solo dopo torneremo a giocare a calcio ed a goderci tutto il resto, con i fan che saranno al nostro fianco”.
Hudson-Odoi ha vinto la sua partita, ma ora bisogna scendere tutti in campo per guadagnarsi il trionfo finale: il calcio passa in secondo piano, c’è un avversario invisibile da battere.
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".
"20 anni, tanta barba ed un'attrazione fatale per il pallone che rotola sull'erba".