Scritto da: Cesare Milanti
Ci sono allenatori che hanno guidato una squadra per anni, hanno fatto innamorare i propri tifosi e sono riusciti nell'impresa di vincere tutto, o quasi. Un lungo viaggio all'interno della storia di una società che rimarrà nei cuori di chi lo ha visto al timone. Per certi punti di vista saranno imprescindibili nel futuro di quella squadra. Perché? Be' è presto spiegato. Prendete gli esempi che vi citiamo qui sotto e notate un minimo comun denominatore che lega i nomi, nazionalità e campionati completamente diversi.
Ci sono, infatti, 7 allenatori che, dopo aver lasciato il proprio incarico, hanno "maledetto" il proseguio della carriera della società guidata fino a quel punto.
Ecco quali sono.
Arsene Wenger - Arsenal
Non devono essere stati 17 mesi facili dalle parti dell’Emirates Stadium. A fine giugno 2018, Arsene Wenger lascia la panchina dell’Arsenal, sulla quale si era seduto per la prima volta circa 22 anni prima; a succedergli alla guida dei Gunners vi è Unay Emery, eroe dell’Europa League con il Siviglia e reduce da un’avventura non esattamente entusiasmante alla guida del PSG: è un disastro, con i tifosi dell’Arsenal che rimpiangono in poco tempo la storica guida francese.
Dopo aver fallito la qualificazione in Champions League, dopo aver perso in finale l’Europa League contro il Chelsea e dopo aver fallito la conquista di almeno una delle due coppe nazionali, ci si aspettava un cambio di rotta in questa stagione; l’Arsenal, invece, è inchiodato all’ottavo posto in classifica e non è ancora certo del passaggio del turno. Il risultato? Emery, nella mattinata di giovedì scorso, è stato esonerato, facendo esplodere di gioia il popolo Gunners: ah, quando c’era Arsene…
Sir Alex Ferguson - Manchester United
Rimaniamo in terra britannica, perché non se la passano male solo a Londra: sulla sponda rossa dell’Irwell, a Manchester, si trova un condottiero norvegese, che al momento naviga in acque a dir poco turbolente. Ole Gunnar Solskjær ha i giorni contati sulla panchina dei Red Devils: bazzica a metà classifica in Premier e di recente ha visto i suoi soccombere contro l’Astana, formazione
kazaka che ha ottenuto la prima storica vittoria contro una formazione inglese in campo internazionale.
Prima di Solskjær, sulla panchina di Old Trafford si sono seduti dal primo luglio 2013 David Moyes, Louis van Gaal e José Mourinho, incapaci di replicare anche in minima parte cosa volesse dire allenare con sagacia questa squadra: l’ombra di Sir Alex aleggia ancora sul Theater of Dreams.
José Mourinho - Inter
Beh, se sulla sponda rossonera del Naviglio non se la passano bene, su quella nerazzurra non possono di certo festeggiare ad ostriche e champagne: dopo lo storico Triplete, sono arrivate più delusioni che festeggiamenti, con l’ultimo trofeo (la Coppa Italia vinta con Leonardo) che è datato 29 maggio 2011: Conte invertirà il trend non vincente dell’Inter post Triplete?
Zinedine Zidane - Real Madrid
Non ha passato più di due decadi sulla panchina delle Merengues, ma ha portato più Champions League alla sua squadra che Sir Alex ed Arsene messi insieme: il suo ciclo vincente al Real Madrid resterà sempre nella storia, tant’è che Florentino Perez l’ha voluto riportare a casa nello scorso marzo. Tra il suo addio ed il suo ritorno, i Blancos sono sprofondati nel baratro della disfatta: Julen Lopetegui era riuscito nell’ardua impresa di portare il Real al nono posto in Liga (perdendo 5-1 il Clasico), mentre Santiago Solari aveva fatto il meglio che poteva con una squadra orfana del suo leader tecnico e carismatico, Cristiano Ronaldo. A Madrid, però, possono stare tranquilli: Zizou è tornato, basta disastri.
Massimiliano Allegri - Milan
Per molti tifosi rossoneri, l’esonero di Max Allegri è stata una liberazione. Guardandosi alle spalle in questo momento, però, probabilmente sarebbe stato meglio continuare ad affidarsi all’allenatore toscano. Dopo l’addio del livornese, i risultati del Diavolo sono stati questi: ottavo posto con Seedorf, decimo posto con Inzaghi, settimo posto con Mihajlović e Brocchi, sesto posto (ma con una Supercoppa Italiana) con Montella, sesto e quinto posto con Gattuso, parte destra della classifica nella stagione in corso, con Giampaolo esonerato alla settima giornata ed un Pioli che sta raccogliendo meno punti del suo predecessore.
Fabio Capello - Roma
17 giugno 2001: no, non è l’apertura della stagione balneare sui lidi di Ostia, ma la data che segna l’ultima vittoria dello Scudetto nella Roma giallorossa, sotto la guida di Fabio Capello. Dopo l’addio dell’ex allenatore di Milan e Juventus, sulla panchina della Lupa si susseguono cinque allenatori in due stagioni, finchè all’Olimpico si siede Luciano Spalletti, che non riuscirà mai a riportare la Roma sul tetto d’Italia.
Marcello Lippi - Italia
Il cammino della nostra Nazionale dopo quel magico Mondiale in Germania è stato un’altalena rotta, che solitamente non ti fa dondolare, bensì ti fa cadere rovinosamente a terra; a volte, però, l’altalena funziona e ci si diverte: ne sono un esempio l’ultima Italia di Mancini o la parentesi di Antonio Conte. Dall’altra parte, però, è difficile dimenticarsi dei fallimenti in Brasile e della disfatta con la Svezia…
Classe 2000. Cresce a pane, acqua e fenomeni come Kuzmanovic, Rocchi e Schelotto. Ha una patologia per tutto ciò che riguarda un pallone da calcio ch...
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